COPYRIGHT

Digital transformation per il diritto d’autore: musica nuova anche in Italia

Anche il nostro paese si accinge a recepire la direttiva Barnier sulle società di gestione collettiva dei diritti d’autore. Abolire il monopolio della Siae permetterebbe di avere nuovi intermediari per quei settori di mercato non interessati all’accesso immediato ai repertori internazionali. L’analisi di Giuseppe Mazziotti, lavoce.info

Pubblicato il 26 Lug 2016

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Cos’è la direttiva Barnier

L’Italia è alle prese con la trasposizione di una direttiva europea del 2014 (nota anche come “direttiva Barnier”, dal nome del commissario europeo che ne propose l’adozione) che obbliga tutti i paesi Ue a garantire che società di gestione collettiva di diritti d’autore, qual è la Siae (Società italiana degli autori e degli editori) da noi, diventino case di vetro e sportelli efficienti al servizio degli autori e degli editori.

La direttiva non interviene espressamente sulla questione della legittimità di un monopolio legale che in questo settore, almeno in Europa, esiste soltanto in Italia e nella Repubblica Ceca. Ha però l’effetto di scardinare, almeno in parte, monopoli territoriali di fatto (o ‘naturali’) che esistono in tutti i paesi Ue e nella gran parte del mondo. Le nuove regole europee sanciscono, infatti, la libertà per ciascun autore di gestire i propri diritti affidandosi sia a società di gestione collettiva senza scopo di lucro – senza esser vincolato all’organizzazione presente nel paese di residenza, per esempio la Siae per un autore residente a Roma – sia a intermediari o agenti commerciali qual è, per esempio, Soundreef, start-up di diritto inglese fondata da imprenditori italiani. Di questa libertà hanno beneficiato, di recente e con grande clamore mediatico, autori celebri quali Fedez e Gigi D’Alessio, revocando – a quanto pare, per tutti i tipi di diritti riconosciuti dalla legge – il mandato originariamente conferito alla Siae per affidarsi esclusivamente a Soundreef.

Ma perché e con quali obiettivi l’Europa ha voluto aprire alla concorrenza un settore in cui, fino a poco fa, prevaleva nettamente l’idea del monopolio, di diritto o di fatto? La risposta è nel tentativo della Commissione europea di rimuovere le frontiere nell’intermediazione e acquisizione dei diritti all’interno dell’Europa per semplificare le licenze necessarie all’uso digitale di musica protetta da diritti d’autore: per esempio, la vendita di album o brani su iTunes o Google Play o l’accesso a servizi di streaming quali Spotify e Deezer. È per questi mercati, sempre più rilevanti a livello economico, che la direttiva Barnier incoraggia decisamente la concorrenza e stabilisce rigorosi requisiti tecnologici che ciascun intermediario, anche commerciale, deve possedere affinché gli sia consentito gestire il proprio repertorio non più su base nazionale ma paneuropea.

I vantaggi del vecchio sistema

Per ciò che riguarda gli usi non digitali, invece, la direttiva lascia impregiudicata per gli Stati membri la possibilità di mantenere – migliorandolo in termini di efficienza e trasparenza – il sistema non concorrenziale e solidaristico imperniato sull’aggregazione dei repertori musicali su base non solo nazionale ma internazionale.
Per comprendere i vantaggi di questo sistema è importante ricordare come, a livello mondiale, tutti gli organismi di gestione collettiva senza fini di lucro, Siae inclusa, siano in grado – a differenza degli intermediari commerciali – di offrire licenze omnicomprensive in termini di repertorio, in virtù di accordi bilaterali di rappresentanza reciproca che creano o comunque ratificano le aree di esclusiva (o monopoli) territoriali ricordati sopra. Il sistema consente, per esempio, alla Siae di rappresentare in Italia il repertorio della francese Sacem e della tedesca Gema e, a queste ultime, di rappresentare in Francia e Germania il repertorio della Siae. Si tratta, almeno per ora, del modello di gestione più efficiente – avallato anche dalla Corte di giustizia europea – perché permette a utilizzatori commerciali (per esempio radio, Tv, gestori di locali pubblici quali sale da concerto, discoteche, bar) di rivolgersi a una sola società o sportello senza scopo di lucro ottenendo, con una sola autorizzazione, una licenza per tutti i loro repertori, senza dover contrattare con i singoli aventi diritto o le singole società.

In conclusione, sarebbe bene che l’Italia cogliesse l’occasione della trasposizione della direttiva Barnier (pur con ritardo: la scadenza era il 10 aprile 2016) per abolire il monopolio legale della Siae, in conformità con il parere inviato recentemente al governo e al parlamento dall’Autorità antitrust. La Siae resterebbe comunque il gestore collettivo più importante dei diritti d’autore. Però, si permetterebbe ad altri soggetti di offrire i propri servizi direttamente dall’Italia, andando a soddisfare una domanda crescente d’intermediazione (commerciale e non) in settori di mercato (per esempio la musica di sottofondo in negozi e supermercati) o in ambiti (per esempio i concerti dal vivo in cui si esegua il repertorio di un solo autore) in cui agli utilizzatori dei brani non interessino i benefici della gestione aggregata e l’accesso immediato (e illimitato) ai repertori internazionali.

tratto dal sito www.lavoce.info

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