Dalle notificazioni per via telematica alla trasmissione “in forma digitale” dei fascicoli tra gli uffici giudiziari. E’ questa la strategia con cui il Governo punta a ridurre la durata media dei processi penali del 25% entro il 2026 come previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Emerge dal decreto legislativo di attuazione della legge delega di riforma del processo penale approvato in esame preliminare dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro della Giustizia Marta Cartabia.
Accelerazione sul digitale
Il testo introduce norme che mirano a rafforzare il rispetto del diritto costituzionale delle vittime e degli imputati a una ragionevole durata del processo e a raggiungere l’obiettivo, stabilito con il Pnrr di ridurre la durata media dei processi.
Gli interventi riguardano la procedura penale, il sistema sanzionatorio penale e la giustizia riparativa. Sul fronte della procedura penale, si interviene sull’intero percorso processuale: dalle indagini preliminari, al dibattimento, ai riti alternativi, al processo in absentia, ai giudizi di impugnazione, fino all’esecuzione penale.
Tra le novità, l’implementazione del processo penale telematico: più digitalizzazione e uso delle tecnologiche informatiche lungo l’intero procedimento: per esempio, notificazioni per via telematica e trasmissione dei fascicoli tra gli uffici giudiziari in forma digitale per ridurre i cosiddetti tempi di attraversamento tra le fasi processuali, che talora richiedono mesi o anni.
Italia maglia nera per durata dei processi
Sono rimodulati i termini di durata massima delle indagini preliminari, con l’introduzione di un meccanismo di discovery degli atti, nella salvaguardia del segreto investigativo, per evitare la stasi del fascicolo, nell’interesse di indagati e vittime. Si valorizza la funzione deflattiva dei riti alternativi (patteggiamento, giudizio abbreviato, decreto penale di condanna, giudizio immediato), con la possibilità, tra l’altro, di estendere il patteggiamento alla confisca facoltativa e alle pene accessorie.
L’Italia è il primo Paese nell’area del Consiglio d’Europa per condanne per “irragionevole durata” dei processi: 1.202 condanne dal 1959 (data di avvio di attivita’ della Corte di Strasburgo) ad oggi; al secondo posto, la Turchia doppiata con 608, Francia (284), Germania (102) e Gran Bretagna (30) e Spagna (16).
Il testo approvato oggi dal Consiglio dei ministri, che attua la delega al governo “per l’efficienza del processo penale, nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari”, si compone di 99 articoli e interviene sul codice penale e su quello di procedura. E’ complementare alla parte sull’improcedibilità dell’azione penale per il superamento dei termini di durata massima (che modificava la riforma Bonafede sulla prescrizione), che era invece immediatamente esecutiva.