“L’evento di Venaria è stato molto importante. Per la prima volta il premier Matteo Renzi ha dato il colpo di tacco sulla leadership parlando di trasformazione competitiva digitale del Paese dal palco di un evento. Negli ultimi 12 mesi sono state fatte cose impensabili rispetto a un anno fa. Ma ora il Paese ha bisogno di una politica industriale ad hoc”. Lo ha detto Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale intervenendo al convegno The New Digital Government Summit 2015 organizzato a Roma da The Innovation Group.
“Dal Crescita digitale al Piano banda ultralarga, dalle 5mila startup al tema del manifacturing 4.0: in un anno l’Italia s’è desta anche se resta ancora forte il gap con l’Europa. Samaritani e Barberis (rispettivamente direttore generale di Agid e Consigliere per l’Innovazione di Palazzo Chigi, ndr) stanno lavorando molto bene in barba ai nostalgici secondo i quali la digitalizzazione del Paese passa attraverso la mera revisione dei vecchi processi. Siamo nell’era del web, dei big data, del cloud. Tutto è cambiato. E sebbene fossi io stesso inizialmente scettico sulla strategia adottata, mi sono dovuto ricredere: progetti come Italia Login sono determinanti e adatti a rispondere all’economia di rete”, ha detto il numero uno di Confindustria Digitale.
Secondo Catania il gap da colmare non riguarda però solo la PA: “C’è da fare anche sul fronte aziende, incluse le grandi aziende”. Ma come fare ad accelerare? “Quando si parla di digitale occorre parlare di politica industriale del digitale. Serve creare le precondizioni affinché il digitale si sviluppi rapidamente”. Fra le priorità la banda ultralarga: “Le nuove infrastrutture di rete devono essere realizzate nei tempi più brevi possibili, senza incertezze”. E per Catania non bisogna sottovalutare il fronte legislativo e normativo. “Siamo sicuri che in Italia quando si fanno le leggi ci si pone il problema dell’applicabilità delle stesse in un mondo digitale? Questo è fare politica industriale”. E poi bisogna puntare sulle PA best practice: “Decuplicare le risorse in capo ad Agid sarebbe importante”, ha chiuso Catania.