L’innovazione digitale è soprattutto una sfida culturale. Viviamo in un momento storico in cui il problema non è la carenza di tecnologie e di conoscenza a disposizione, ma la nostra capacità di diffondere conoscenza e tecnologie e, soprattutto, la capacità di utilizzarle al meglio. Una strategia nazionale dell’innovazione deve avere al centro il fattore umano: da una parte c’è il sistema dell’educazione e della formazione, che deve cambiare radicalmente; dall’altra va affrontato il problema della capacità delle nostre aziende e delle istituzioni di gestire il cambiamento con tempi adeguati.
Nella Pubblica Amministrazione occorre implementare un vero controllo di gestione che permetta di “guidare” il cambiamento in modo coordinato e coerente con gli obiettivi nazionali. Le strutture organizzative vanno profondamente modificate e il personale va coinvolto nella trasformazione evitando a tutti i costi cambiamenti imposti dall’alto senza condividere la visione e i percorsi. L’innovazione digitale può portare nella PA efficienza e trasparenza e trova naturali alleati tutti i civil servant che ogni giorno contribuiscono al funzionamento della macchina amministrativa.
Occorre prima di tutto rispettare queste persone. Nel sistema delle imprese invece è necessario aiutare le imprese nel processo di innovazione e, al tempo stesso, abbassare la barriera all’ingresso per le nuove imprese. È molto probabile che il lavoro del futuro sarà creato da imprese che ancora oggi non esistono. Il nostro Sistema Paese deve creare le condizioni di favore affinché queste nuove imprese nascano da noi, e quest’azione dev’essere prioritaria nella politica di governo. Per seguire questa via la fiducia nei giovani e nelle loro possibilità è un aspetto imprescindibile.