“Tante le misure messe in campo per rendere il nostro Paese attrattivo e competitivo sul fronte dell’innovazione. Il nostro dovere e la nostra priorità sarà impegnare da subito le risorse destinate per far ripartire l’Italia nel segno dell’innovazione e del digitale”. Lo scrive in un lungo post sul Blog del 5S il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio.
“Mai – rivendica – si erano messe in campo in una manovra di bilancio tante misure per l’innovazione e per favorire l’adozione delle tecnologie digitali. Misure che pongono il nostro Paese all’avanguardia a livello europeo. Mentre in Europa si discute di stanziare fondi per sperimentare le tecnologie emergenti, noi mettiamo sul piatto da subito 45 milioni in tre anni che si aggiungono ai 40 milioni già stanziati per la sperimentazione in ambito Intelligenza artificiale, Blockchain e Internet of Things”.
Nel capitolo startup e venture capital, Di Maio ricorda il fondo nazionale innovazione: “Abbiamo previsto che il ministro dello Sviluppo economico possa autorizzare la cessione di Invitalia ventures a Cassa depositi e prestiti che può esercitare la relativa opzione. Questa misura, sinergica rispetto al nuovo piano industriale di Cdp, condurrà alla creazione del più grande fondo di venture capital pubblico mai creato in Italia per il sostegno e lo sviluppo delle startup e scale-up italiane”.
Accanto a questo, il vicepresidente del Consiglio ricorda che è stato “creato in seno al ministero dello Sviluppo economico un fondo per il sostegno del venture capital con dotazione di 90 milioni di euro nei primi 3 anni e previsto espressamente che anche soggetti pubblici possano investire in fondi di venture capital direttamente o indirettamente attraverso fondi di fondi”.
Inoltre, aggiunge Di Maio, “abbiamo previsto la possibilità che nell’ambito dei piani individuali di risparmio si possa investire in fondi di venture capital prevedendo una soglia minima del 5% degli investimenti qualificati”. Di Maio prevede che “non meno del 15% delle entrate dello Stato derivanti dagli utili o dividendi delle società partecipate dovranno essere destinati ad investimenti in fondi di venture capital” e l’introduzione della figura del ‘business angel’ qualificato come soggetto che in maniera diretta o indiretta abbia investito almeno 40 mila euro nell’ultimo triennio”.
Infine, ricorda Di Maio, “abbiamo reso più attrattivo investire in startup innovative innalzando le soglie delle detrazioni fiscali previste dal decreto 179/2012 dal 30% al 40% per gli investimenti semplici e dal 30% al 50% nel caso di acquisizione dell’intero capitale sociale di una startup innovativa. Abbiamo inoltre allargato le agevolazioni previste dal Dl 98/2011 rendendo piu’ conveniente l’investimento di fondi di venture capital in startup innovative”.
In manovra la novità riguarda il cloud. L’intervento è stato inserito nel maxi emendamento già licenziato dal Senato. Nel dettaglio viene stabilita la maggiorazione al 140% della deducibilità dei canoni pagati per servizi e software fruiti su cloud.
Per quanto riguarda l’iperammortamento, la manovra fa slittare i termini della maggiorazione per gli investimenti 4.0 per un anno – si tratta di ordini effettuati dal 1 gennaio 2019 al 31 dicembre 2019 con consegna entro 31 dicembre 2020 – e introduce aliquote differenziate: 270% per i progetti fino a 2,5 milioni; 200% per quelli tra 2,5 e 10 milioni; 150% per quelli tra 10 e 20 milioni. Previsto un tetto massimo per gli investimenti pari a 20 milioni, oltre i quali non ci si può avvantaggaire della maggiorazione. Confermato l’incentivo per i beni immateriali al 140%.
Le risorse per la Nuova Sabatini, che garantisce alle Pmi un contributo pari al 3,575% del capitale preso in prestito, sono pari a 480 milioni.
Novità anche sul fronte credito di imposta per l’R&S. Il tetto massimo scende da 20 a 10 milioni mentre l’aliquota passa dal 50% al 25%. Il bonus resta del 50% per le spese che riguardano il personale dipendente e per i contratti stipulati con università, enti di ricerca e startup innovative.
Viene rinnovato il credito d’imposta per le attività di formazione con tre aliquote diversificate per dimensione di impresa: 50% per le piccole con un tetto massimo di 300.000 euro, 40% per le medie imprese e 30% per le grandi con un tetto di 200.000 euro per azienda.