Nella lista dei ministri e ministeri che sta circolando in queste ore sul possibile assetto del Governo Meloni non c’è traccia di un ministero né tanto meno di un ministro per l’innovazione e il digitale. Ancora presto per dire se si tratti di un assetto definitivo ma il fatto che nessun nome compaia nell’elenco e che non si accenni minimamente a un dicastero dedicato non è un buon segno.
Il digitale un tema di serie B
Il digitale è considerato un tema di serie B? Sarà “derubricato”? Sarà inglobato nel ministero dello Sviluppo economico magari con un Sottosegretario? Si farà un ministero unico per la transizione ecologica e digitale? Ci sarà un team dedicato a Palazzo Chigi? Per ora non è dato saperlo.
I papabili spariscono dal totonomine
Nei giorni scorsi erano circolati alcuni nomi come papabili. In testa nel totonomine Alessandro Morelli della Lega, viceministro delle infrastrutture e della mobilità nel governo Draghi. Fra gli altri papabili Alessio Butti e Federico Mollicone di Fratelli d’Italia, rispettivamente responsabili per Tlc e Innovazione nel partito. Ma al netto delle indiscrezioni non ci sono conferme né “rilanci” di sorta. E poi è spuntato anche Alberto Barachini di Forza Italia.
Che nessuno accenni al digitale e alla sua rilevanza nemmeno a livello di dibattito mediatico è il segno che nonostante i passi avanti compiuti negli ultimi anni – in particolare a seguito della pandemia – e nonostante il maxi piano di aiuti Ue che al digitale dedica gran parte delle risorse e che ha il suo documento programmatico nel Pnrr, la questione pare non avere rilevanza strategica per nessuno degli stakeholder del Governo che verrà. L’unica questione su cui c’è rilancio a livello mediatico è quella della rete unica Tim-Open Fiber che resta però confinata ai rumors, alle speculazioni e alle prese di posizione di gruppi di interesse.