Digitale e sostenibilità, il matrimonio è possibile? Non per tutti gli italiani, anzi. Sul tema, i consumatori sono confusi: per l’80% di loro il digitale nel commercio e nel turismo può ostacolare le piccole attività, ma allo stesso tempo rappresenta un’opportunità per quelle che sapranno adeguarsi.
Emerge dallo studio “Italiani e Sostenibilità Digitale: cosa ne sanno, cosa ne pensano”, realizzata dal Digital Transformation Institute – Fondazione di Ricerca per la Sostenibilità Digitale, secondo cui il 65% degli italiani ritiene che la tecnologia sia fonte di ineguaglianze, ingiustizia sociale e perdita di posti di lavoro.
Tecnologia: competenze e utilizzo
La ricerca (realizzata da Ipsos) accende un riflettore sulle relazioni tra tecnologia e sostenibilità nella percezione degli italiani su temi come il commercio elettronico e il turismo. Ma anche, si legge in una nota, “su quegli stili di vita che sono stati rivoluzionati nel periodo della pandemia e che rappresentano il centro di quella nuova normalità che nei prossimi anni ridisegnerà le nostre esistenze proprio attorno a due elementi: il digitale e la sostenibilità”.
Stando al report il 65% degli italiani ritiene che la tecnologia sia fonte di ineguaglianze, ingiustizia sociale e perdita di posti di lavoro. Questo fattore, si legge nel report, unito all’endemica scarsa cultura digitale esistente nel nostro Paese, è determinante per definire le modalità con le quali gli italiani usano le tecnologie. Scarsa competenza e diffidenza verso il digitale costituiscono, infatti, ostacoli particolarmente difficili da superare.
La frequenza d’uso delle tecnologie digitali aumenta insieme alla competenza degli utenti: sono il 37% di utenti regolari di strumenti digitali per il settori del commercio e del turismo con un livello di competenza digitale alta e il 15% per quelli con competenza più bassa. Inoltre il 65% degli italiani che vede nella tecnologia una minaccia se ne allontana.
Il rischio esclusione sociale
Utilizza il digitale per commercio e turismo solo il 20% degli italiani “paventati” dalla tecnologia. Contro il 35% che vede il digitale come opportunità e ne fa un utilizzo regolare.
“Questi dati –commenta Stefano Epifani, presidente della Fondazione Digital Transformation Institute ed autore del libro Sostenibilità Digitale, dedicato a questi temi – letti in un periodo come quello che stiamo vivendo, nel quale l’uso degli strumenti digitali è diventato centrale per moltissime attività quotidiane, si traducono in fattore di sostanziale esclusione sociale, con le conseguenze in termini di sostenibilità che è facile immaginare”.
Inltre secondo Epifani l’attenzione al tema sostenibilità è bassissima: “Basti pensare – spiega – ai servizi online nati in questi anni per supportare il commercio e il turismo sostenibili: tra quelli che ne conoscono l’esistenza, il 77% degli utenti con alta competenza digitale e ben il 91% di quelli con bassa competenza digitale non usa o li usa raramente. Insomma: la strada da fare verso un uso consapevole dei servizi e degli strumenti che ci offre la rete a supporto della sostenibilità è ancora lunga ed impervia”.
Digitale per acquisti e turismo
La mancanza di una solida dimensione di consapevolezza sugli impatti della digitalizzazione sul turismo, infatti – si legge in una nota- “appare evidente quando si chiede agli italiani un punto di vista sul ruolo delle tecnologie come strumenti a supporto del turismo sostenibile: l’82% degli intervistati ritiene che le applicazioni di prenotazione online – concentrando l’attenzione del turista sui luoghi più popolari – favoriscano gli operatori più grandi e le località più note”.
Ma l’89% degli stessi intervistati si dice d’accordo con il fatto che le stesse applicazioni, consentendo di scoprire mete alternative, favoriscano gli operatori più piccoli. Da evidenziare, poi, come solo il 16% di quegli utenti che pure conoscono le piattaforme pensate per supportare il turismo sostenibile (ad esempio sistemi come FairBnB), ne facciano effettivamente un uso regolare.
Insomma, constata il rapporto: “Molti di quanti si dichiarano più fortemente convinti che la sostenibilità sia un valore primario, quando devono andare in vacanza non usano come potrebbero il digitale per rendere il proprio viaggio sostenibile”.
E-commerce minaccia o chance?
Sul fronte del commercio elettronico per l’85% degli italiani è destinato a distruggere i piccoli negozi, ma per il 79% degli stessi è anche un’opportunità per quelle attività, anche piccole, che sapranno adeguarsi.
Opinioni contrastanti anche per la percezione del ruolo del commercio elettronico in relazione all’ambiente: per l’83% degli intervistati il commercio elettronico, riducendo gli spostamenti genera un impatto positivo sull’ambiente, ma allo stesso tempo, per il 75% degli stessi, aumentando il numero di spedizioni e di pacchi in circolazione è una minaccia per l’ambiente.
“Insomma – conclude Epifani – il commercio elettronico fa bene all’ambiente ma anche no. E lo stesso vale per le tecnologie per il turismo. Mancando una visione sistemica dei problemi, che sono problemi peraltro molto complessi, è difficile per il cittadino costruirsi un quadro ed agire di conseguenza. Il risultato è che ci si muove sulla base di sollecitazioni puntuali, variando i propri comportamenti in funzione di princìpi di utilità diretta e contingente”.
Non a caso su un 92% di italiani che ritiene il commercio elettronico utile per il cittadino, solo un quinto degli intervistati è in grado di correlare tale utilità percepita con le proprie convinzioni relative al collegamento tra commercio elettronico e inquinamento.
“Che si parli di didattica a distanza o di telelavoro, di turismo sostenibile o di commercio elettronico – si legge nel report – la sfida della sostenibilità è legata a doppio filo alla nostra capacità di sfruttare correttamente il digitale ed inquadrarne il ruolo nello sviluppo del Paese. Con Next Generation EU abbiamo l’opportunità di promuovere questo concetto e farne una leva per costruire la nuova normalità in maniera tale che sia sostenibile by default. Un’opportunità che non possiamo permetterci di perdere”.