“La fiducia è il filo rosso della nostra azione di Governo. La fiducia che abbiamo nella possibilità di avere sempre più storie di successo in Italia, e quella di colmare il divario che abbiamo irresponsabilmente accumulato negli anni precedenti sul digitale. Il digitale è una grande questione di comunità, che si tratti del Paese, dell’Europa, delle imprese. Una nuova cultura organizzativa non può prescindere dal digitale, che non è una questione settoriale, di nicchia, ma riguarda il nostro modo di essere cittadini. E’ un punto centrale della nostra politica, in Italia e in Europa. Sono due i divari da colmare a livello interno, e riguardano le competenze da una parte e le infrastrutture dall’altra. Il piano del Governo per la Banda ultralarga è partito da poco, e darà la possibilità di utilizzare il digitale a milioni di cittadini che prima erano esclusi. Parallelamente dovremo fornire alle persone le competenze per accedere ai servizi digitali”.
Lo ha detto Sandro Gozi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle Politiche e gli Affari europei, durante il convegno “Digitale, cambio di cultura” nella Sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri. L’evento, organizzato dall’associazione InnovaFiducia, è nato con l’obiettivo di fare il punto sul processo di digitalizzazione del Paese, per capire come accompagnare la trasformazione digitale delle imprese e della PA, e sulle competenze digitali decisive per lo sviluppo delle organizzazioni pubbliche e private.
“L’Italia – prosegue Gozi – parte da una posizione molto bassa in Europa sul digitale, ma negli ultimi anni è uno dei Paesi che ha innovato di più. Lo stimolo è quello di proseguire su questa strada. Anche in Europa abbiamo ottenuto risultati importanti sulla portabilità dei contenuti digitali, sul geoblocking, e sul pacchetto per le digital skill appena presentato dalla Commissione. Per farlo è stato necessario superare anche più di una resistenza interna. Ora stiamo collaborando tra l’altro con il Regno unito e la Svezia, per una regolamentazione del settore che sia a prova di futuro, che tenga presenti non soltanto il contesto comunitario ma anche quello globale. Più lavoriamo come comunità più tradurremo nel mercato unico digitale le buone idee. L’Europa digitale è il campo da gioco minimo per vincere la nostra sfida di innovazione”.
“Tutto quello che era abituale – aggiunge Gozi – ora non lo è più. Per realizzare pienamente il cambiamento culturale dobbiamo essere capaci di dire che il contrario di ‘abituale’ è ‘digitale’. Il fatto che solo 12% delle imprese italiane si colloca su un livello alto di digitalizzazione è una sfida. Ci sono da sfatare molti pregiudizi, per dimostrare che possiamo essere leader, diventare modelli di buone prassi, e che possiamo sfidare i colossi globali. L’obiettivo è attrezzarci per mettere i nostri giovani in condizione di fare i lavori del futuro e le nostre imprese in quella di inventare le tecnologie del domani“.