Il ritardo dell’Italia sull’utilizzo dei servizi digitali, anzi sulle competenze digitali di base dei cittadini, appare spaventoso se confrontato con quanto accade negli Stati nordici dell’Unione europea. L’ottavo Rapporto Ue sulla coesione (“New cohesion report”, QUI IL REPORT COMPLETO) realizzato dalla Commissione europea evidenzia come nei membri Ue nordici, nei Paesi Bassi e in Estonia l’80% o più delle persone hanno usato internet per interagire con le autorità pubbliche (e-government) e nella maggior parte delle regioni francesi, a parte la Corsica e le regioni ultraperiferiche, questo valeva per più del 70% degli intervistati. Al contrario, la quota era inferiore al 20% nell’Italia meridionale e in Romania (ad eccezione della regione della capitale dove era intorno al 30%). La quota di utenti internet dei servizi pubblici era anche piccola nel resto d’Italia e nella maggior parte della Bulgaria, e l’aumento dal 2013 è stato marginale”.
Inoltre, un terzo delle persone nell’Italia meridionale, nella Croazia occidentale e nella maggior parte delle regioni della Romania e della Bulgaria ha riferito di non aver mai usato un computer nella loro vita.
Banda ultralarga e competenze: il gap tra città e zone rurali
Negli ultimi anni gli investimenti in infrastrutture, competenze, innovazione e governance hanno continuato a favorire la convergenza, si legge nel report. Ciononostante permangono alcuni divari e molti dei motori di crescita restano concentrati nelle aree urbane e nelle regioni più sviluppate.
In particolare, nell’Ue l’accesso di base alla banda larga è quasi universale, ma le connessioni ad altissima velocità sono disponibili solamente per due persone su tre residenti in città e per una su sei nelle zone rurali. Da soli, gli investimenti nei trasporti e nelle infrastrutture informatiche non portano automaticamente a tassi di crescita più elevati. Questi investimenti devono essere accompagnati da politiche che creino un contesto favorevole alla crescita delle imprese e aiutino i lavoratori ad accedere a nuove opportunità di impiego in tutte le regioni.
Analogamente le dotazioni di competenze sono distribuite in maniera poco uniforme e sono concentrate nelle regioni più sviluppate, in particolare nelle regioni delle capitali.
Il divario regionale in termini di innovazione
L’innovazione costituisce un fattore chiave per la crescita economica regionale a lungo termine, ma in Europa il divario regionale in termini di innovazione è aumentato. Se alcuni Stati membri hanno compiuto progressi significativi nel recuperare terreno, molte regioni, anche negli Stati membri più sviluppati, sono in ritardo. Ciò è dovuto non solo alla mancanza di investimenti in ricerca e sviluppo, ma anche alle debolezze degli ecosistemi di innovazione regionali, si legge nel report. Una migliore diffusione dell’innovazione a livello nazionale e regionale può aiutare le regioni meno sviluppate e quelle in transizione a recuperare terreno. Le strategie di specializzazione intelligente, che sono state introdotte nella politica di coesione per il periodo 2014-2020, possono contribuire a colmare questo divario, ma dovranno concentrarsi maggiormente sul potenziale delle regioni.
Indietro su Industria 4.0 e digitale nel settore pubblico
Questo divario in termini di innovazione è esacerbato da un’innovazione debole e dalle ricadute limitate, a livello di capitale umano, delle catene del valore e dei legami commerciali internazionali in molte regioni meno sviluppate e in transizione. Nonostante esportazioni e investimenti esteri diretti spesso cospicui, molte regioni non riescono a cogliere i benefici per le imprese e i lavoratori locali. La scarsa adozione di tecnologie digitali, pratiche gestionali e tecnologie di industria 4.0 nelle imprese e nel settore pubblico fa sì che molte regioni non siano preparate a sfruttare i vantaggi delle nuove opportunità e siano vulnerabili a potenziali rilocalizzazioni mano a mano che le catene del valore si evolvono.
Transizione digitale e green, Europa a due velocità
Nei prossimi 30 anni la crescita dell’Ue sarà guidata dalle transizioni verde e digitale, le quali porteranno nuove opportunità ma richiederanno cambiamenti strutturali significativi che rischiano di creare nuove disparità regionali. Se ignorata, la transizione demografica potrebbe indebolire sia la coesione che la crescita. Il modo in cui tali transizioni verranno gestite determinerà se tutte le regioni e tutti i cittadini, ovunque essi vivano, saranno in grado di trarne vantaggio. Per preparare l’Europa a gestire queste sfide, è essenziale promuovere transizioni professionali in settori verdi e digitali e colmare le relative carenze di competenze, come proposto nella raccomandazione Ease.
In particolare, sulla transizione digitale l’Europa sta avanzando a velocità diverse. Il suo completamento richiederà una maggiore diffusione della connessione a Internet ad altissima velocità, la promozione delle competenze digitali e investimenti in attrezzature informatiche. Ciò andrà a vantaggio delle zone rurali, dove le connessioni a Internet tendono a essere lente e le competenze digitali al di sotto della media.
Un accesso più veloce a Internet consentirà a un maggior numero di persone di lavorare da casa, migliorerà l’accesso ai servizi online, tra cui formazione, sanità e commercio elettronico, e potrebbe incoraggiare un maggior numero di servizi ad abbandonare i principali centri urbani. Gli Stati membri che beneficeranno maggiormente di tale transizione sono quelli meno sviluppati, in quanto le loro imprese sono in ritardo nell’utilizzo di tecnologie digitali, commercio elettronico e pratiche di e-business.