L’innovazione digitale, che ha impresso un’accelerazione dirompente all’industria e ai servizi, rappresenta un’importante opportunità per affrontare, anche attraverso la collaborazione pubblico-privato, le questioni sociali e ambientali. Emerge dal rapporto “L’innovazione digitale per gli SDGs” (Sustainable Development Goals) realizzato da Wind Tre e presentato nel corso della seconda edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile. Lo studio è frutto del progetto ideato e coordinato dalla funzione Corporate Responsibility di Wind Tre: costruito in modo partecipato e a disposizione di tutti, fotografa lo scenario attuale e futuro per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, grazie alle nuove tecnologie digitali.
Per questo Wind Tre ha riunito 40 stakeholder, interlocutori e partner provenienti da università, istituzioni pubbliche, mondo del business e organizzazioni no-profit, per disegnare insieme lo scenario a supporto dell’Agenda 2030 dell’Onu che individua i traguardi da raggiungere sul fronte della sostenibilità della crescita.
Si tratta di “un primo ma importante apporto al dibattito pubblico sul tema anche in Italia” dice Jeffrey Hedberg Amministratore Delegato Wind Tre: “I 17 Sustainable Development Goals dell’Agenda 2030 Onu per lo Sviluppo Sostenibile rappresentano una call to action globale a cui tutti, i governi, le istituzioni, le Ong, le imprese e la società civile, sono chiamati a rispondere”.
Quattro i temi chiave su cui intervenire: educazione, inclusione, responsabilità e contributo della tecnologia all’ambiente e alla qualità della vita. L’Ict, sostiene il rapporto, “non è la soluzione in sé ma lo è il suo uso adeguato, mirato ai problemi evidenziati dai goal, congiunto ad un forte impegno e supportato con i giusti investimenti. Se ben indirizzate, le soluzioni digitali applicate agli SDGs potrebbero generare ogni anno, fino al 2020, 21 triliardi di dollari, valore pari ad un incremento del 60% degli attuali ricavi del settore ICT19”.
Le soluzioni Ict permettono “l’inclusione di persone in qualunque parte del mondo e di qualsiasi fascia di reddito – emerge dal rapporto -; sono soluzioni che offrono una riduzione dei costi e un netto miglioramento dei servizi; sono soluzioni di business, non hanno bisogno di raccolta fondi per finanziarsi in modalità charity, ma aprono la strada a nuovi mercati capaci di creare contemporaneamente valore economico e valore sociale o ambientale”.