La trasformazione digitale del Paese è un tema da tempo al centro del dibattito sul futuro dell’Italia. Ritengo che sulla necessità di uno “scatto” in avanti vi sia un consenso unanime, mentre avverto ancora una diversità di vedute sui modi e sugli strumenti con cui percorrere la strada della modernizzazione.
A mio avviso va chiarito definitivamente un punto: digitalizzare non significa aggiungere “informatica” a quello che facciamo, bensì modificare la lista delle priorità e cambiare il modo in cui facciamo le cose. Digitalizzare un processo non equivale a spostarlo su un pc o su internet, ma impone di modificare il processo stesso e l’organizzazione che ne ha la responsabilità. Solo così la trasformazione digitale diventa un volano per la crescita, perché ci consente di fare in modo più efficiente e rapido cose che prima richiedevano maggiore tempo e risorse. Certamente, una radicale ristrutturazione dell’organizzazione e dei processi richiede un impegno profondo e impone il superamento di ostacoli e difficoltà, ma è una sfida che vale la pena di giocare. Da qualche mese ho ricevuto la grande responsabilità di guidare la Consip, la centrale acquisti nazionale, e in questo settore le considerazioni sopra brevemente esposte assumono una particolare rilevanza. L’introduzione del digitale nei processi d’acquisto della PA ha certamente già innescato una rivoluzione di cui si stanno cogliendo i frutti, anche se non mancano resistenze fisiologiche verso il cambiamento. Eppure, la testimonianza di tante amministrazioni che hanno saputo cogliere l’opportunità della digitalizzazione degli acquisti per rivedere il modo di esercitare questa funzione, come anche le storie di successo di molte aziende che hanno investito su un nuovo modo di entrare nel mercato delle forniture pubbliche, mi fanno pensare che la strada sia quella giusta e su questa va ancora investito il nostro impegno e sforzo.
Se le esperienze positive sapranno diventare sistema, anche grazie all’impulso che viene dal Legislatore, al sostegno delle associazioni imprenditoriali e alla convinzione di chi lavora tutti i giorni per migliorare le cose, allora anche gli acquisti pubblici potranno diventare uno strumento di efficace impulso alla crescita del nostro Paese.