STRATEGIE

Digitale nuova frontiera del trading, via ai patti “salva-Stati”

I “Dea” aprono la strada a nuovi accordi in grado di superare le frammentazioni politiche e spingere l’interoperabilità, secondo il World Ecomic Forum. Ecco gli agreement che abiliteranno la trasformazione

Pubblicato il 29 Ago 2022

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Economia digitale sempre più al centro del commercio globale. Lo ribadisce il World Economic Forum secondo cui saranno i nuovi agreement “digital native” a rilanciare gli scambi internazionali e facilitare la cooperazione anche in contesti frammentati. Pagamenti digitali, flussi di dati e servizi digitali sono in via di sviluppo mentre tecnologie emergenti come blockchain, Intelligenza artificiale e stampa 3D sono pronte ad aggredire i mercati del futuro.

Le sfide da affrontare

Ma l’espansione del commercio digitale, spiega il documento del Wef, deve affrontare sfide significative. Fra queste spicca il protezionismo digitale che potrebbe portare alla perdita di opportunità commerciali, soprattutto per le piccole e medie imprese. Inoltre, l’assenza di un accordo commerciale digitale globale rappresenta una ulteriore sfida al coordinamento tra le economie digitali.

A differenza degli accordi commerciali tradizionali, che a volte includono voci su questioni relative al commercio digitale e in genere si concentrano maggiormente sull’accesso al mercato, gli accordi sull’economia digitale incoraggiano le riforme normative nazionali e la collaborazione transfrontaliera “morbida” su questioni di ampia portata come l’innovazione dei dati, le identità digitali, la sicurezza informatica , tutela dei consumatori e inclusione digitale. I Digital economy agreements si rivelano in questo senso particolarmente vantaggiosi per le Pmi, che trarranno il massimo da normative digitali coerenti e interoperabili.

L’accordo di partenariato per l’economia digitale

Fra i Digital economy agreement spicca il debutto del Depa – Digital economy partnership agreement – stretto tra Cile, Nuova Zelanda e Singapore. Si tratta del primo accordo commerciale esclusivamente digitale aperto a tutti i membri dell’Omc e il primo a essere stato firmato elettronicamente. Una nuova frontiera nella politica commerciale che ha già attirato l’attenzione di alcune delle più grandi economie del mondo, come Canada, Cina e Corea del Sud.

Il Dea più recente è l’ accordo sull’economia digitale fra Regno Unito e Singapore – Uksdea – entrato in vigore nel giugno 2022 dopo soli sei mesi di trattative. Primo accordo solo digitale tra un paese asiatico e uno europeo, l’Uksdea è stato salutato dal vice primo ministro di Singapore Heng Swee Keat come “un importante accordo commerciale che va oltre i tradizionali collegamenti economici per costruire nuovi ponti digitali“.

L’accordo ha tre obiettivi principali: facilitare un ambiente digitale più sicuro; abilitare flussi di dati affidabili e supportare il commercio digitale end-to-end. I consumatori godranno anche di una maggiore protezione. Entrambi i paesi si impegneranno ad aumentare le garanzie contro le frodi online.

Cosa succede nel Sudest asiatico

Nonostante i Dea siano un fenomeno relativamente nuovo, hanno già trasformato il panorama commerciale e aperto la strada ad altri approcci innovativi alla cooperazione commerciale regionale. Ad esempio, l’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (Asea) sta valutando il proprio accordo regionale sull’economia digitale – o Accordo quadro sull’economia digitale, Defa.

Con il mercato Internet in più rapida crescita al mondo e un’economia digitale che prevede di aggiungere circa 1 trilione di dollari al Pil regionale nel prossimo decennio, l’Asean è pronta ad abbracciare i vantaggi dell’integrazione digitale.

Inoltre, l’Indo-Pacific Framework for Economic Prosperity (Ipef) guidato dagli Stati Uniti, lanciato nel maggio 2022, include un pilastro dell'”economia connessa” che mette in primo piano le questioni del commercio digitale come i flussi di dati transfrontalieri e la protezione della privacy. Non essendo un accordo commerciale tradizionale in base alla progettazione, l’Ipef punta a un approccio più flessibile alla cooperazione economica aiutando i governi a sfruttare l’innovazione, in particolare nei settori digitale e tecnologico.

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