Mancano dai 70 ai 300 milioni di euro per completare la copertura finanziaria del decreto Digitalia, su un totale che va da 400 a 2,5 miliardi di euro. Il Corriere delle Comunicazioni lo apprende da fonti vicine alla Cabina di regia per l’Agenda. Questo potrebbe avere inciso sul rinvio al Consiglio dei ministri del 4 ottobre.
L’ampia forchetta è anche sintomo dell’incertezza in cui versa tutta la vicenda: sono tante le misure traballanti nel decreto (per esempio gli incentivi alle start up, il credito d’imposta per le infrastrutture). Così, nell’ipotesi più conservativa, la nuova normativa costerà allo Stato 400 milioni. Se invece tutte le indicazioni della Cabina saranno recepite dal testo finale si può arrivare a 2,5 miliardi. Ovviamente sono possibili anche gradi intermedi, di compromesso; e non è nemmeno escluso che non si riesca a trovare copertura totale per quei 400 milioni dell’ipotesi minima. Nel caso, ad oggi si rischia di fermarsi a 330.
Le discussioni sulla copertura, tra Tesoro e ministeri competenti, vanno avanti febbrilmente in questi giorni. In questa incertezza, nella migliore delle ipotesi oggi forse ci sarebbe stata solo un’approvazione “parziale” del decreto, come si diceva ancora ieri prima della notizia del rinvio. Potevano passare gli aspetti meno dibattuti (come gli investimenti contro il digital divide). Ma poi è arrivata la notizia che il Cdm non avrebbe potuto discutere per niente il decreto. Il motivo ufficiale è che il premier Mario Monti arriva da New York, il ministro dell’Economia è bloccato in Germania. Così tutto è rinviato alla prossima settimana (almeno), mentre l’industria preme per una pronta approvazione.
