Nonostante gli sforzi compiuti a livello nazionale, europeo e internazionale per standardizzare e rendere disponibili strumenti di negoziazione e di appalto digitali, la digitalizzazione degli appalti pubblici deve affrontare nuove sfide. Il livello insufficiente nella condivisione e riutilizzo dei dati, l’incapacità di abbinare dati correlati provenienti da banche dati diverse e l’insufficienza in termini di qualità complessiva dei dati rappresentano le principali questioni sul tavolo. A cui si aggiunge la carenza di esperti con le competenze e le conoscenze relative allo specifico settore degli appalti e le competenze necessarie per utilizzare gli strumenti digitali ed eseguire analisi complesse. Tutti questi fattori impediscono l’implementazione di un efficace “public procurement” basato sui dati e incentrato sull’efficienza e sul risparmio dei costi, che vanno di pari passo con la digitalizzazione. È evidente la necessità di un approccio europeo comune per affrontare le sfide che molti Paesi dell’UE si trovano ad affrontare.
L’e-procurement vale il 14% del Pil
Ogni anno, oltre 250.000 autorità pubbliche nell’UE spendono circa il 14% del Pil dell’UE (circa 2.000 miliardi di euro all’anno) per l’acquisto di beni, servizi e forniture. Gli appalti pubblici sono importanti, poiché le autorità pubbliche sono i principali acquirenti in molti settori come l’energia, i trasporti, la gestione dei rifiuti, la protezione sociale e la fornitura di servizi sanitari e di istruzione. Il settore pubblico può utilizzare gli appalti per stimolare la crescita economica e gli investimenti occupazionali e per creare un’economia più innovativa, efficiente dal punto di vista energetico e delle risorse e socialmente inclusiva. Servizi pubblici di alta qualità dipendono da appalti moderni, ben gestiti ed efficienti. Il miglioramento degli appalti pubblici può produrre grandi risparmi; anche un aumento dell’efficienza dell’1% potrebbe far risparmiare 20 miliardi di euro all’anno. Nonostante i vari sforzi per standardizzare gli appalti a livello nazionale, europeo e internazionale e la disponibilità di strumenti di negoziazione digitale, la digitalizzazione degli appalti pubblici deve ancora affrontare alcune sfide.
Il ruolo dell’Italia
Nel corso del 2020, l’Italia ha presentato una richiesta al Programma ISA² per sostenere lo sviluppo di soluzioni digitali che consentano alla pubblica amministrazione, alle imprese e ai cittadini europei di beneficiare dell’interoperabilità e dei servizi transfrontalieri per gli appalti pubblici. La richiesta era di fornire un quadro comune, utilizzando software open-source, e un’infrastruttura per il monitoraggio degli appalti pubblici nell’UE attraverso una serie di servizi analitici e strumenti basati su un modello di dati comune per promuovere una spesa pubblica efficace, una politica comune attiva e la competitività. Questa richiesta ha dato il via alla creazione di un progetto pilota per esplorare e aprire la strada allo Spazio dati degli appalti pubblici dell’UE.
Il progetto Btdi
Il progetto “Bdti (Big Data Test Infrastructure) eProcurement Pilot” è stato coordinato dalla DG Digit della Commissione europea e ha coinvolto le autorità italiane, portoghesi e, in una fase successiva, norvegesi, fornendo un ambiente virtuale scalabile e routine di analisi basate sull’ontologia dell’e-procurement, in grado di eseguire:
- una trasformazione semplificata dei dati da un’ampia varietà di schemi di dati nazionali e dell’UE all’ontologia di e-procurement
- un controllo standardizzato della qualità dei dati sugli appalti, supportato da un cruscotto generico sulla qualità dei dati costruito sui risultati del servizio Testbed, che consente di valutare la qualità dei dati utilizzati nell’analisi
- combinazione di dati provenienti da fonti diverse ed eterogenee
- trasformazione dei dati per uso statistico attraverso strumenti analitici campione che forniscono serie temporali e analisi predittive con variabili multiple per dimostrare la fattibilità di rispondere alle esigenze degli obiettivi strategici degli appalti pubblici: in questo caso, l’obiettivo era quello di promuovere la concorrenza
La competition dashboard
Il cruscotto per la concorrenza fornisce un’idea di ciò che si può ottenere. La concorrenza viene analizzata attraverso la variabile definita come una trasformazione in termini di numero di offerte ricevute. Le categorie sono:
- bassa concorrenza: meno di tre offerte ricevute
- buona concorrenza: sono state ricevute da tre a sette offerte
- concorrenza eccellente: più di otto offerte ricevute
Basato su strumenti open-source, il cruscotto può essere personalizzato per ogni Paese. Il cruscotto è riutilizzabile, personalizzabile e sviluppato utilizzando librerie open-source ed elementi informativi di ePO. Il cruscotto prevede l’analisi della BI, l’esplorazione delle dipendenze e l’analisi predittiva. Il cruscotto può essere personalizzato per obiettivo strategico.
Distribuzione della categoria di competizione, per tipo di forma e per paese, evoluzione nel tempo
- Analisi fattoriale: esplorare un’analisi fattoriale della categoria di concorso che possa identificare le potenziali correlazioni con altre variabili esplicative
- Analisi predittiva: si può testare un’analisi predittiva che permetta di valutare se le condizioni della procedura porterebbero a una competizione scarsa, buona o eccellente.
Con l’uso di strumenti digitali, gli appalti pubblici diventano più trasparenti, orientati all’evidenza e ottimizzati, favorendo la concorrenza. Altri importanti vantaggi sono la riutilizzabilità, la sostenibilità, i risparmi significativi, l’aumento della trasparenza, la maggiore innovazione e le nuove opportunità di business grazie al miglioramento dell’accesso delle imprese ai mercati degli appalti pubblici, comprese le piccole e medie imprese. Il quadro per gli appalti elettronici contribuirà inoltre a sostenere gli obiettivi strategici attraverso l’analisi dei dati sugli appalti pubblici e a promuovere l’interoperabilità transfrontaliera.