Una più avanzata digitalizzazione dei servizi e delle catene del valore in Europa darebbe una spinta del +7,2% al Pil pro capite dell’Ue nei prossimi sei anni, pari a 1 trillione di euro in più sul Pil totale. Lo stima il nuovo report, Digitalisation: An opportunity for Europe, commissionato da Vodafone e condotto da Deloitte.
Lo studio analizza cinque misure chiave contenute nell’Indice Desi della Commissione europea: connettività, capitale umano, uso dei servizi Internet, integrazione della tecnologia digitale e servizi pubblici digitali. Per Deloitte, anche modesti miglioramenti su questi cinque parametri possono avere un impatto notevole. E i Paesi che hanno punteggi inferiori nell’Indice – come l’Italia – sono quelli che otterranno i vantaggi maggiori, con un incremento del Pil e della produttività sopra la media stimata per tutta l’Ue.
La svolta con un punteggio 90 sull’Indice Desi
Dopo aver analizzato i dati dei 27 Paesi Ue più il Regno Unito nel periodo 2014-2019 (fonti: Commissione europea, Eurostat e Banca mondiale), lo studio ha calcolato che un aumento del 10% nel punteggio Desi complessivo di un certo Paese membro si associa a un aumento dello 0,65% del Pil pro capite, assumendo che restino costanti gli altri fattori, come occupazione, capitale, spesa pubblici e investimenti nell’economia.
Tuttavia se i fondi digitali del pacchetto europeo per la ripresa – in particolare il Recovery and resilience facility (Rrf) – fossero concentrati nelle specifiche aree che permetterebbero a tutti gli Stati Ue di salire a un punteggio Desi di 90 entro la fine del 2027, il Pil in tutta l’Unione europea potrebbe crescere fino a un +7,2%.
Italia, il Pil potrebbe salire di quasi il 12%
I Paesi con un Pil pro capite inferiore alla media Ue nel 2019 beneficerebbero ancor di più di un’accresciuta digitalizzazione dei servizi e delle catene del valore. Gli incrementi stimati variano infatti fra lo 0,6% e il 18,7%, in base al singolo Paese Ue e al posizionamento attuale.
A guadagnare di più dalla digitalizzazione avanzata sarebbe la Grecia: se sull’Indice Desi portasse il suo punteggio da 31 nel 2019 a 90 nel 2027, il Pil pro capite farebbe un balzo e la produttività nel lungo termine aumenterebbe del 17,9%. Anche per Romania, Ungheria, Portogallo e Repubblica Ceca il Pil salirebbe di più del 10% in sei anni.
Vantaggi significativi aspettano anche l’Italia. Nel 2019 il nostro punteggio Desi era di 41,6; l’incremento stimato del Pil in sei anni sarebbe dell’11,65% e quello della produttività del 13,3%. Ma dobbiamo portare il nostro punteggio Desi a 90 nel 2027. Il Digital Economy and Society Index 2020 – Desi (dati giugno 2019) ci pone al 25mo posto: siamo penalizzati dall’assenza di una chiara roadmap digitale, scarsi progressi sull’utilizzo dei servizi internet, scarsa penetrazione dei servizi e-government e bassissimo livello di diffusione della conoscenza digitale nonostante il buon posizionamento su connettività e 5G.
Il Covid ha tuttavia accelerato i processi di trasformazione digitale dell’Italia e potremmo aver guadagnato sei posizioni rispetto al 2019, secondo un recente report Censis-Centro Studi Tim.
Tutti i benefici della digitalizzazione
Il report odierno di Deloitte ha utilizzato anche dati di un precedente studio condotto dalla società di consulenza per Vodafone e che ha guardato ai benefici della digitalizzazione su ampia scala.
Non c’è solo, a livello economico, un incremento stimato del Pil pro capite Ue del 7,2% nel 2027. Ci sono i vantaggi sull’ambiente: più si usano le tecnologie digitali più si riducono gli sprechi (come l’utilizzo della carta) e si abbatte il consumo di combustibili fossili, grazie ai sensori sugli oggetti connessi (IoT), veicoli inclusi.
Migliora anche la qualità della vita, grazie alle innovazioni nell’e-health e la realizzazione di smart city. Una società digitalizzata è anche più inclusiva: Deloitte- Vodafone sottolineano che gli investimenti in competenze e strumenti digitali possono distribuire più equamente i benefici della digitalizzazione. Per esempio, per ogni mille nuovi utenti di banda larga nelle zone rurali si creano 80 nuovi posti di lavoro.