IL CASO

DigitalWar, Zte al contrattacco: “Divieto Usa, grave impatto anche sui fornitori americani”

La replica della società cinese alla proibizione di Trump di vendere componenti Usa a Shenzen per sette anni: “A rischio la sopravvivenza e lo sviluppo dell’azienda e di tutti i suoi partner, molti dei quali sono negli Stati Uniti”

Pubblicato il 20 Apr 2018

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Zte ha lavorato diligentemente sul programma di controllo di conformità delle esportazioni, ha investito enormi risorse e ha compiuto progressi significativi dal 2016. È inaccettabile che l’ufficio dell’industria e della sicurezza del Dipartimento del Commercio Usa insista nell’infliggere ingiustamente la pena massima a Zte, anche prima del completamento degli accertamenti sui fatti, ignorando il continuo e diligente lavoro di Zte e i progressi compiuti in materia di conformità delle esportazioni, e trascurando il fatto che Zte ha individuato autonomamente i problemi di conformità ed ha effettuato immediatamente un’auto-segnalazione; la società ha adottato misure nei confronti dei dipendenti che avrebbero potuto essere responsabili di questo incidente; sono state adottate immediatamente misure correttive; un prestigioso studio legale degli Stati Uniti è stato impegnato a condurre indagini indipendenti”. Recita così la nota a cui Zte ha affidato la propria replica a Washington che ha vietato alle società americane, per sette anni, di vendere componenti alla casa di Shenzen accusata di non aver rimosso “i manager che hanno venduto tecnologia a Iran e Nord Corea”.

“L’ordine di divieto non solo avrà un impatto grave sulla sopravvivenza e sullo sviluppo di Zte – spiega il comunicato – ma causerà anche danni a tutti i partner di Zte, tra cui un gran numero di aziende statunitensi. In ogni caso, Zte non rinuncia ai suoi sforzi mirati a risolvere la questione attraverso la comunicazione, ed è determinata, se necessario, ad intraprendere azioni legali per proteggere diritti ed interessi dell’azienda, dei dipendenti e degli azionisti, e per soddisfare obblighi e assumersi le responsabilità della clientela globale, utenti finali, partner e fornitori. Come società globale di origine Cinese, Zte riunirà tutti i suoi dipendenti confidando pienamente nel lavoro di gruppo per facilitare una soluzione definitiva della controversia”.

Nel comunicato la società, che soltanto per l’Italia ha annunciato un massiccio piano di investimenti, ricostruisce il proprio punto di vista sulla vicenda: “Zte Corporation ha continuato a riflettere sulle lezioni della sua esperienza passata relative al controllo di conformità delle esportazioni e vi ha attribuito grande importanza – si legge – All’interno di Zte, la conformità è considerata come fondamento e presupposto dell’operatività della società”.

Nella nota l’azienda ricostruisce anche tutte le azioni che nel corso del tempo ha intrapreso: “Zte ha istituito un comitato di conformità guidato direttamente dal suo Ceo – spiega il comunicato – ha selezionato un gruppo globale di esperti di controllo di conformità  dell’esportazione; ha impegnato diversi consulenti di livello mondiale per fornire una guida professionale al fine di stabilire e ottimizzare struttura, sistema e procedura di controllo delle esportazioni di Zte; ha introdotto e implementato il sistema Sap Global Trade System (Gts); ha organizzato formazione in tema per oltre 65.000 impiegati; ha collaborato in modo pieno con il supervisore indipendente designato dal governo degli Stati Uniti per garantire il monitoraggio in tempo reale e trasparente dell’attuazione da parte di Zte dei rilevanti accordi con il governo degli Stati Uniti e l’applicazione dei requisiti di controllo di conformità delle esportazioni e ha fornito oltre 132.000 pagine di documenti. Solo nel 2017, ZTE ha investito più di 50 milioni di dollari nel suo programma di controllo di conformità delle esportazioni e sta progettando di investire ancor più risorse nel 2018”.

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