MERCATI CONVERGENTI

Direttiva audiovisivo, Europa al lavoro in vista del 2016

Giuseppe Abbamonte, direzione media&data di Dg Connect: “Iniziato il processo di revisione. Al centro le norme sul Paese di origine, l’ambito di applicazione e la regolamentazione broadcaster-operatori”

Pubblicato il 17 Feb 2015

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“E’ appena iniziato il processo di revisione della direttiva Ue sull’audiovisivo. Si sta lavorando sull’idoneità normativa della direttiva, sulla semplificazione delle norme, sulla riduzione degli oneri amministrativi. Le aree su cui focalizzare l’attenzione sono tre: le norme sul Paese di origine, quelle sull’ambito di applicazione, e la regolamentazione tra broadcaster e operatori”.

Lo ha detto Giuseppe Abbamonte, a capo della direzione “media&data” di Dg Connect, intervenendo questa mattina al convegno “Regolazione e concorrenza nei mercati convergenti” organizzato a Roma dall’Osservatorio comunicazioni elettroniche di LuissDream.

Abbamonte passa in rassegna tutte le questioni aperte sulla direttiva, sottolineandone gli aspetti critici e che hanno sollevato perplessità. Quanto alla norma sul Paese di origine, “stabilisce – spiega – che sulla base del diritto vigente nel paese in cui ho sede posso trasmettere i miei programmi in Europa. Alcuni Paesi dicono che questa norma distorce i principi della concorrenza: l’esempio è che alcuni produttori dagli Usa, come Netflix, si stabiliscono in Lussemburgo e applicano le norme in vigore in quel Paese, che non ha recepito in pieno alcuni principi Ue come quelli sulle limitazioni dei programmi che possono incitare alla violenza o all’odio, o quelle che impongono quote di promozione delle opere europee”.

Nel focus anche l’ambito di applicazione nello spazio geografico e materiale: “Le norme si applicano alle aziende che hanno uno stabilimento nell’Unione europea – spiega Abbamonte – Questo vuol dire che provider russi o magrebini che possono venire a trasmettere in Ue senza dover sottostare alle regole che valgono per i produttori di contenuti europei”. E infine i soggetti a cui si applica la direttiva: “Si applica a tutti i fornitori di servizi audiovisivi, anche a quelli su Internet. Ma per i servizi lineari, per i broadcaster tradizionali, le norme sono più stringenti. I requisiti per applicare la direttiva sono quelli della responsabilità editoriale: ma gli user generated content – sottolinea – che non sono intermediati, sfuggono completamente al quadro regolamentare”.

“Le soluzioni possono essere due: aumentare le regole per i servizi non lineari, o diminuire se non liberalizzare completamente i contenuti lineari – conclude Abbamonte – Ma questo comporterebbe soltanto una frammentazione delle norme, perché a regolare il settore sarebbero a quel punto le norme vigenti in ogni singolo Paese. A novembre 2014 il Consiglio ha chiesto una revisione urgente della normativa, e la Commissione Ue potrebbe presentare una propria proposta nel 2016. Intanto alla questione sta lavorando Erga, il gruppo europeo che riunisce le autorità nazionali, un campo in cui Agcom è particolarmente attiva”.

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