Ora anche Microsoft e Yahoo, dopo Google, sono al lavoro per il “diritto all’oblio”. I due colossi digitali hanno iniziato ad eliminare su richiesta dei cittadini europei i link dai risultati dei motori di ricerca come previsto dalla sentenza sul diritto all’oblio della Corte di Giustizia Ue del 13 maggio scorso. Entrambe le company hanno dichiarato che stanno esaminando le richieste ricevute, con l’obiettivo di bilanciare il diritto alla privacy con quello all’informazione e alla libera espressione. Google, dal canto suo, ad oggi ha rimosso poco più di 200mila link.
”Valuteremo attentamente ogni richiesta con l’obiettivo di bilanciare il diritto dei cittadini alla privacy con il diritto all’informazione”, ha detto un portavoce di Yahoo secondo quanto riportato dal Wall Street Journal.
Microsoft ha pubblicato online già da luglio il formulario per consentire ai cittadini europei di essere “rimossi” dal motore di ricerca Bing. Adesso ha fatto sapere di aver elaborato una prima parte delle richieste: l’ufficio preposto ha detto a Zdnet che dal 23 luglio “le domande sono state 699, in rappresentanza di un totale di 2.362 Url, e finora Bing ha risposto a 79 richieste”. Dichiarazioni simili sono venute da Microsoft per il suo motore di ricerca Bing: ”Stiamo ancora affinando questo processo, il nostro obiettivo è trovare un equilibrio soddisfacente tra l’interesse individuale alla privacy e l’interesse pubblico nella libera espressione”.
Capire come bilanciare i due diritti in campo è anche l’obiettivo di Google, che ha creato un Comitato consultivo ad hoc dando vita a diversi meeting con esperti nelle città europee.
Da giugno ad oggi, BigG ha rimosso 208mila link dai risultati del suo motore di ricerca, a fronte di 602mila richieste. La compagnia ha negato 294mila rimozioni e deve ancora decidere su poco meno di 100mila richieste.
Per quanto riguarda l’Italia, sono 11.512 le richieste inviate dall’Italia a Google, e 39.602 gli Url che gli utenti con rapporti con il nostro Paese hanno chiesto di rimuovere a partire dal 29 maggio 2014, quando il colosso del web ha avviato la procedura ufficiale per la cancellazione da Internet a seguito della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea ribattezzata del “diritto all’oblio”.