Il Movimento 5 Stelle attacca Agcom sul regolamento dei del diritto d’autore online. A seguito dell’audizione di ieri nelle commissioni riunite (Cultura e Telecomunicazioni) della Camera del presidente Angelo Marcello Cardani, i grillini continuano a denunciare “la tardività con la quale le audizioni si sono svolte, nonostante una richiesta partita proprio dai portavoce alla Camera già nel mese di novembre, e considerato che l’Agcom ha adottato il regolamento il 12 dicembre 2013 senza che il Parlamento fosse informato o consultato sul testo del regolamento stesso”. Secondo il M5S si tratta di uno “sgarbo istituzionale da censurare e la dimostrazione del disinteresse dell’Autorità verso il luogo nel quale si dovrebbe discutere dei diritti dei cittadini, vale a dire il Parlamento”.
Inoltre, in termini di trasparenza non si comprendono, “le ragioni per le quali l’Autorità, come ha confermato oggi il suo presidente, non intende rendere noti i pareri (o meglio le opinioni) dei 15 giuristi che l’Autorità ha raccolto sul tema della propria competenza in materia”.
“Insufficienti sono state le risposte sui costi e le risorse destinate da Agcom alle procedure – prosegue la nota – Abbiamo appreso nel corso dell’audizione odierna che l’Autorità ha affidato una consulenza alla Fondazione Ugo Bordoni per implementare la procedura e ci chiediamo: forse Agcom non ha al suo interno le professionalità adeguate a gestire la procedura amministrativa che ha elaborato?”.
I deputati 5 Stella auspicano che “il Parlamento possa presto discutere la proposta di legge in materia presentata dal M5S e che la competenza a vigilare e sanzionare le violazioni del diritto d’autore in rete ritorni in via esclusiva alla magistratura in conformità al disegno costituzionale. Anche in questa sede, riteniamo importante rimettere al centro dell’attività legislativa il Parlamento”.
Da ambienti Agcom si ribatte punto per punto alle accuse mosse dal Movimento. “Il presidente ha chiarito che l’Autorità riferisce al Parlamento ed è a disposizione ogni volta che viene convocato – dicono al Corriere delle Comunicazioni – Sul secondo punto è stato chiarito a più riprese che non si tratta di pareri in senso tecnico ma di opinioni fornite anche in via informale e in qualche caso oralmente e prima della seconda consultazione pubblica”. Inoltre queste opinioni non sono state acquisite al fascicolo, quanto non costituiscono atti amministrativi né fanno parte del procedimento amministrativo, come quelle rese nel workshop del 24 maggio 2013.
“Quanto al parere della Commissione europea, come prevedono le regole, è una comunicazione riservata che può essere ottenuta con un accesso agli atti presso la Commissione stessa,. In ogni caso, lo scorso 28 gennaio da Bruxelles – come accennato dal presidente nell’audizione – la Commissione ha informato che la procedura di notifica del regolamento era conclusa e nessun altro rilievo era mosso”, concludono dall’Autorità.