Il traguardo di un “mercato unico europeo del diritto d’autore” si conferma una volta di più un distante miraggio. La Commissione Ue punta infatti ad una revisione “light” del caotico framework legislativo comunitario sul copyright. In un atteso libro bianco che sarà presentato tra luglio e settembre Bruxelles si accontenta di raccomandare modifiche modeste alle regole vigenti, nonostante siano a regime da quasi tre lustri ed abbiano contribuito a consolidare un paesaggio normativo segnato da vistose differenze tra i singoli ordinamenti dei paesi membri.
La bozza di documento – il Corriere delle Comunicazioni ha potuto leggerlo in anteprima – ha buon gioco a raccomandare un allineamento dei regimi nazionali sulla gestione dei diritti d’autore, in special modo in materia di copia privata e accesso transnazionale ai contenuti digitali. Ma desiste dal proporre un vero e proprio percorso di armonizzazione regolamentare su scala continentale, come auspicato da più parti. Tra gli scenari di riforma suggeriti dai servizi comunitari spunta finanche l’ipotesi di astenersi da qualsiasi intervento legislativo o di emettere raccomandazioni non vincolanti. Una decisione che spetterà in ogni caso alla Commissione Ue entrante.
“E’ necessario identificare misure comuni”, scrive l’Esecutivo comunitario nel documento. “Ma questo non significa che tutte le questioni debbano essere affrontate a livello europeo. Un margine di flessibilità per le soluzioni nazionali dovrebbe essere preservato quando possibile, in accordo con il principio di sussidiarietà”. Mano tesa dunque al folto raggruppamento di paesi membri che en coulisse aveva espresso riserve nei confronti di una riforma di vasta portata delle direttive di riferimento, che come si diceva sono state recepite dagli stati membri con profili molto diversi.
Preceduto da un’intensa fase di consultazione pubblica lanciata sotto l’egida del responsabile europeo al mercato interno, Jacques Barnier, il libro bianco mira sulla carta ad aggiornare la disciplina europea del copyright al mutato contesto tecnologico e all’esplosione dei servizi digitali, che “hanno rimodellato le condizioni con cui i contenuti sono creati, distribuiti e fruiti”.
In questo solco la Commissione contempla in primo luogo, e ancorché su un registro molto vago, misure tese a rimuovere “certe restrizioni territoriali sull’accesso ai contenuti digitali derivanti dagli accordi contrattuali tra i titolari di diritti e i distributori”. In concreto, sulla scia del cantiere aperto con l’iniziativa Licences For Europe, Bruxelles punta a rendere più agevole la fruizione e la portabilità transnazionali dei servizi digitali, ad esempio garantendo che i consumatori possano farne un utilizzo diffuso anche quando sono in viaggio in un paese europeo diverso da quello di residenza.
La Commissione s’impegna inoltre a mettere in pista una serie di provvedimenti “per abbattere le barriere al mercato unico create da sistemi nazionali molto eterogenei in materia di copia privata”, sia per quello che riguarda le categorie di prodotti a cui si applica il prelievo che in relazione alle stesse tariffe. Come si diceva un allineamento delle normative domestiche sulla materia è per Bruxelles auspicabile (basti pensare che se il decreto Franceschini ha portato a 4 euro il prelievo per gli smartphone con capacità di 16 gb, in Francia la stessa tariffa si eleva a 8 euro e in Germania 36 euro). Ma il libro bianco sorvola sul come centrare questo obiettivo, limitandosi a indicare la possibilità di codificare nel diritto europeo una serie di recenti sentenze della Corte di Giustizia europea che hanno contribuito a chiarire la nozione e l’ambito di applicazione del concetto di equo compenso.
Su tutto il resto, o quasi, il documento rimanda ad ulteriori consultazioni o rammenta gli ostacoli derivanti dalle discrepanze normative tra stati. Così, per esempio, sull’esigenza di dare un’applicazione transnazionale alle sentenze giudiziarie su casi di violazione di copyright, uno sviluppo logico nell’universo senza frontiere di Internet; o ancora sul prestito di libri digitali (e-lending) e in relazione all’introduzione di un registro paneuropeo delle opere coperte da copyright. Diversi nodi restano fuori dalla fotografia. L’ipotesi di istituire una sorta di “licenza unica paneuropea” per lo sfruttamento delle opere a sostituzione dei 28 regimi nazionali di tutela è certo menzionata, ma si ammette che dovrebbe essere preceduta da un’armonizzazione delle regole comunitarie che lo stesso documento non appare caldeggiare.
Stando al calendario della Presidenza Italiana dell’Ue, gli orientamenti del libro bianco saranno discussi dagli stati membri nel corso del Consiglio Ue Competitività (mercato interno, industria, ricerca e spazio) in calendario per il 4 e 5 dicembre 2014. Intanto proprio oggi Barnier ha presentato un piano d’azione teso a migliorare l’enforcement dei diritti di proprietà intellettuale in particolare contro la pirateria su scala massiva.
Il diritto d’autore incarna da tempo una delle più dolorose spine nel fianco dell’Unione europea, consegnato com’è ad un quadro legislativo al contempo incompleto, frammentato (ben 9 direttive!) e ormai molto antiquato. L’ultima direttiva europea sulla materia risale ormai al 2001, e nel corso degli ultimi dieci anni più di un tentativo di riformarla è naufragato clamorosamente sotto il peso di conflitti tra lobby e veti incrociati esercitati dai paesi membri.