LE MISURE

Disinformazione e fake news online, gli impegni delle big tech per l’Europa

Pubblicati per la prima volta i report delle aziende tecnologiche nell’ambito del nuovo Transparency Center. Disponibili i dati di Google, Meta, Microsoft, TikTok (fra gli altri). Manca all’appello Twitter. La Commissaria Věra Jourová: “Ci aspettiamo un impegno più serio”

Pubblicato il 10 Feb 2023

Fighting Disinformation - the 2022 Code of Practice_16-9

Ci sono tutte: da Google a Meta, da Microsoft a TikTok. Tutte le aziende tech firmatarie del Codice di buone pratiche sulla disinformazione europeo, hanno pubblicato per la prima volta informazioni e dati sul modo in cui affrontano fake news e interferenze straniere. Tutte, ma non Twitter. La piattaforma di Elon Musk è l’unica azienda tecnologica a fornire un rapporto incompleto, a corto di dati e senza informazioni sul suo piano di collaborazione con i fact-checker. “Sono delusa – dichiara la vicepresidente della Commissione europea per i valori e la trasparenza Věra Jourová – nel vedere che il report di Twitter è in ritardo rispetto agli altri -. Mi aspetto un impegno più serio nel rispettaere gli obblighi derivanti dal Codice”.

Cos’è il Centro per la trasparenza

Il nuovo centro per la trasparenza garantirà la visibilità e il rendiconto delle strategie messe in atto dai firmatari per combattere la disinformazione, e l’attuazione degli impegni assunti nell’ambito del codice di nuove pratiche, mettendo a disposizione di cittadini, ricercatori e Ong dell’Ue una banca dati per accedere alle informazioni online e scaricarle.

Con la pubblicazione dei report per la prima volta le piattaforme forniscono informazioni e dati iniziali esaustivi, come il valore degli introiti pubblicitari che si è evitato arrivasse agli attori della disinformazione; il numero o il valore degli annunci politici accettati ed etichettati o respinti; i casi di comportamenti manipolatori rilevati (ossia creazione e utilizzo di account fasulli); e informazioni sull’impatto della verifica dei fatti, anche a livello degli Stati membri.

L’adesione al Codice sulla disinformazione

L’adesione al codice è volontario. Ma, conformandosi, le società di social media possono alleggerire alcuni dei loro obblighi di conformità al Digital Services Act ed evitare multe fino al 6% dei loro ricavi globali se non rispettano gli standard. Le Big Tech con oltre 45 milioni di utenti nell’Ue inizieranno ad affrontare le indagini entro settembre 2023 e anche Twitter rientrerà in questo passaggio.

Tutti i firmatari hanno presentato le loro relazioni in tempo utile, utilizzando un modello di relazione armonizzato concordato che contempla tutti gli impegni e le misure sottoscritti.

“Ciò tuttavia – si legge nel comunicato della Commissione Ue – non vale pienamente per Twitter, la cui relazione è carente di dati e priva di informazioni sull’impegno a conferire maggiori poteri alla comunità di verificatori dei fatti”.

Jourová: “La sfida alla disinformazione russa”

“La pubblicazione delle prime relazioni derivanti dal rinnovato codice contro la disinformazione è una tappa importante in questa lotta e sono lieta di riscontrare l’impegno della maggior parte dei firmatari, grandi e piccoli – ha detto Věra Jourová, Vp per i Valori e la trasparenza –. Mi fa piacere vedere per la prima volta la rendicontazione a livello di paese, ma occorre fare di più per fornire ai ricercatori l’accesso ai dati. Occorre maggiore trasparenza e non possiamo fare affidamento sulle sole piattaforme online per la qualità delle informazioni, che devono essere verificabili in modo indipendente. Mi rincresce constatare che la relazione di Twitter non sia all’altezza delle altre e mi aspetto un impegno più serio nei confronti degli obblighi derivanti dal codice. La Russia è impegnata in una vera e propria guerra di disinformazione e le piattaforme devono assolvere alle loro responsabilità“.

“Le relazioni odierne rappresentano un passo importante nella lotta contro la disinformazione online. Non sorprende che la qualità vari notevolmente a seconda delle risorse stanziate dalle imprese per questo progetto – dice Thierry Breton, Commissario per il Mercato interno -. È nell’interesse di tutti i firmatari rispettare l’impegno ad attuare pienamente il codice di buone pratiche sulla disinformazione, in previsione degli obblighi previsti dalla normativa sui servizi digitali”.

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