Nel film di fantascienza del 1973 “Soylent Green” (in Italia era “2022: i sopravvissuti”) di Robert Fleischer, il protagonista Charlton Heston scopre, dopo un’investigazione che ci porta a conoscere un futuro distopico fatto di inquinamento e sovrappopolazione, che il Soylent Verde, le gallette sintetiche che danno nome al film, e che permettono un nutrimento soddisfacente alla popolazione, non sono composti da “plancton marino”, ma da resti umani di dubbia provenienza. La pellicola sviscera un tema attuale e sempre più rilevante: secondo la Fao l’aumento della popolazione mondiale ed il miglioramento delle condizioni di vita di porzioni significative dei 9 miliardi di individui che abiteranno il pianeta entro il 2050, genereranno una domanda di carne – 450 milioni di tonnellate – doppia rispetto a quanto consumato attualmente. Le risorse necessarie alla produzione di tali quantitativi – acqua, mangimi, suolo – e l’impatto ambientale generato dalle attività connesse all’allevamento, vanno ben al di là della capacità planetaria. Anche senza abbracciare eccessi di stili alimentari come il veganismo è necessario prendere atto che la produzione di massa di carne presenta problematiche di sostenibilità ambientale ed economica, prima ancora che etica.
Alla necessità di preservare le eccellenze e le specificità delle abitudini alimentari che contribuiscono a caratterizzare il nostro Paese, deve fare da contraltare la ricerca continua di fonti alternative di cibo in grado di garantire un’alimentazione corretta a tutta la popolazione mondiale, senza dissipare le sempre più scarse risorse a nostra disposizione.
Soylent, per esempio, è anche il nome del composto ideato da Rob Rhinehart, sviluppatore 24enne di San Francisco, per sostituire integralmente l’alimentazione come la conosciamo oggi: un’attenta miscela di vitamine, minerali, e tutto quello che serve per garantire una vita sana ed un’alimentazione corretta. Nato per soddisfare le esigenze personali di Rhineheart, il Soylent aspira a risolvere le problematiche alimentari legate all’abuso di junk food o comunque di quelle fasce di popolazione, come gli anziani, non sempre in grado di cucinare un pasto completo. Rappresenta ovviamente una soluzione estrema quanto inadeguata, almeno pari al predecessore cinematografico, al problema della produzione di cibo: oltre a mancare di basi scientifiche “serie”, priva l’alimentazione del piacere ad esso connesso, riducendo la produzione degli ormoni che controllano sazietà e soppressione dell’appetito.
“The Future of Food” è il titolo di una delle GatesNotes, serie di articoli firmati da Bill Gates, con l’intento di illustrare le attività benefiche della Bill & Melinda Gates Foundation: il documento individua una possibile soluzione in alcune delle società su cui la Fondazione investe, che producono alimenti sintetici a partire da materie di origine vegetale o da scarti organici rielaborati. Beyond Meat, per esempio, ha creato “carne sintetica” in grado di replicare efficacemente il gusto e la consistenza della controparte autentica offrendo i medesimi quantitativi di proteine, e nutrienti in dosi maggiori; BeyondEggs, com’è intuibile dal nome, offre invece un’alternativa a basso contenuto di colesterolo alle uova.
Una delle soluzioni più efficienti, oggetto di ricerche e investimenti da parte dell’Ue, sembra rappresentata da un’alimentazione a base di insetti. Nonostante la repulsione che l’idea può ingenerare in un pubblico occidentale, si stima che ben 2,5 miliardi di persone includano abitualmente insetti nella propria dieta. Sebbene il contenuto proteico sia altamente variabile, il rapporto tra fitomassa e proteine prodotte è centinaia di volte più vantaggioso; la “coltivazione” di insetti richiede una quantità trascurabile di risorse, ed offre una resa eccezionale: ben il 95% di essi è infatti edibile. Oltre alle possibilità (ed ai vantaggi) offerte dalla produzione di massa di insetti per uso alimentare, è anche possibile immaginarne una produzione su scala individuale: Lepsis è il nome di un prototipo sviluppato dal designer Mansour Ourasanah premiato con il prestigioso Index: Award 2013, che unisce il concetto di terrario per uso alimentare, con le forme tipiche di un’appliance domestica. Promette di rivoluzionare le abitudini alimentari degli occidentali. O almeno di