Niente di fatto. La newco Ngn non si farà. E il “dossier” Metroweb è messo nel congelatore. È quanto ha deciso ieri il cda di Telecom Italia. La compagnia guidata da Marco Patuano e Giuseppe Recchi ha messo la parola fine (almeno allo stato delle attuali condizioni) ad una “saga” a puntate che di fatto va avanti da anni e che sembrava preannunciare un matrimonio idilliaco ai tempi di Franco Bernabè e Vito Gamberale. La questione della governance non è stata mai davvero risolta né si è venuti a capo di quelle condizioni per definire modalità e tempistiche della “scalata” di Telecom nella newco per il raggiungimento del 51% di quota.
“Attualmente non c’erano le condizioni”, commenta il presidente Giuseppe Recchi, a proposito dell’eventuale acquisizione di una partecipazione in Metroweb. “Se poi parallelamente si presentassero opportunità per aumentare la velocità e le sinergie per avanzare nella rete ultrabroadband le valuteremo”. Nella vicenda Metroweb “credo ci sia troppo dogmatismo e invece dobbiamo essere pragmatici, discutere di questioni industriali sotto i riflettori o con tanto rumore è qualcosa che non aiuta” ha aggiunto l’Ad Marco Patuano. “Togliamo Metroweb per un secondo come veicolo, la discussione deve essere diversa: siete interessati ad accelerare con buoni ritorni economici gli investimenti in una fase in cui la fibra deve avvicinarsi al cliente? La risposta è si. Se ci sarà la possibilità di avere una creazione di valore con combinazione diversele valuteremo ma ora non vogliamo bloccare il lavoro dei nostri tecnici focalizzati sul nostro piano di investimenti”, ha puntualizzato l’Ad. Con Metroweb “ci troviamo in una situazione particolare da dover affrontare. Una situazione in cui volendo fare molti investimenti, sembriamo una minaccia. Tutto ciò che ci permette di fare di più è benvenuto ma, allo stesso tempo tutto ciò che continua a farci passare in una situazione dove il nostro sforzo viene visto come minaccia è qualcosa che valutiamo con prudenza”.
La partita newco potrebbe però essere ancora aperta: c’è un altro attore in campo, Vodafone. L’azienda capitanata da Aldo Bisio ha presentato (analogamente a Telecom Italia) a F2i un’offerta per rilevare la quota di maggioranza (53,8%) di Metroweb in capo alla finanziaria guidata da Renato Ravanelli. E se è vero che F2i non sarebbe intenzionata a vendere la quota di maggioranza, è anche vero che potrebbe restare in piedi a questo punto il progetto di una newco a tre (o forse anche a quattro considerato l’11% in capo a Fastweb) in cui il “partner” di riferimento di Cdp (attraverso il Fondo strategico) e F2i diventerebbe appunto Vodafone.
In attesa che tutti i protagonisti gettino le carte sul tavolo intanto il governo sta lavorando al “dossier” banda ultralarga. E nonostante i tentativi di accelerare sulle tempistiche, oggi il documento non andrà all’esame del Cdm. La decisione di Telecom Italia su Metroweb potrebbe aver “influenzato” la definizione finale del piano stesso (che secondo quanto risulta a CorCom ha recepito nella nuova versione anche le osservazioni della Commissione Ue): la creazione di una newco con in pancia l’unico attore detentore dell’ultimo miglio di rete, Telecom Italia, avrebbe di fatto consentito al governo di poter contare su una “squadra” in grado di portare avanti gli obiettivi contenuti nel piano ultrabroadband (85% della popolazione a 100 Mbps e 100% a 30 Mbps nel 2020). Vodafone potrà portare eguali garanzie? E soprattutto sarà davvero disposta a farsi carico degli ingenti investimenti necessari per cablare il Paese?