Nonostante i sequestri del marzo scorso di tre siti pirata, dove era possibile scaricare le ultime uscite cinematografiche, erano ritornati on line dopo aver cambiato il dominio. È quanto ha scoperto la Guardia di Finanza che, su richiesta della procura di Roma, ha sequestrato nuovamente i siti oscurandoli e impedendo quindi la diffusione illegale di film.
Gli investigatori del nucleo speciale per la radiodiffusione e l’editoria, diretti dal colonnello Paolo Occhipinti, hanno individuato quattro gestori, tre italiani e uno straniero, dei siti pirata oscurati a marzo. Sono state eseguite perquisizioni a Bergamo, Treviso, Cosenza e Frosinone. L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Nello Rossi, mira ora a chiarire gli aspetti legati ai proventi dei siti pirata ricavati attraverso pubblicità.
In tutto sono 46 i siti Internet oscurati dalla Guardia di Finanza e sono registrati in prevalenza all’estero.
“Chi avvalendosi delle proprie conoscenze informatiche – ha spiegato il procuratore Nello Rossi – è in grado di aggirare i provvedimenti di sequestro incorre in gravi conseguenze. È come se si violassero i sigilli di un cantiere sotto sequestro”.
Solo due settimane fa gli Stati Uniti hanno cancellato l’Italia dalla blacklist dei paesi che non tutelano il diritto d’autore. Dopo ben 25 anni di permanenza continuativa in questo elenco, l’Italia non figura più tra i Paesi tenuti sotto osservazione dagli Stati Uniti per non aver adottato provvedimenti ad hoc. Nello Special 301 Report del 2014 la Casa Bianca evidenzia che “l’Italia viene rimossa dalla Watch List grazie all’adozione da parte di Agcom di norme atte a combattere la pirateria su Internet”.