I droni e la loro diffusione esponenziale preoccupano il Governo degli Stati Uniti, che insieme alla polizia federale e alle polizie locali ha iniziato a studiare un sistema altamente tecnologico che sia in grado di “dirottare” gli oggetti volanti non autorizzati fino a rispedirli al mittente.
A dare la notizia è Reuters, che ha raccolto le informazioni da fonti informate sul progetto, e che sottolinea come – per quanto la nuova tecnologia sia ancora in una fase di studio iniziale – una prima prova sul campo sarebbe già avvenuta a New York, su Times Square. Durante le celebrazioni dell’ultimo capodanno, infatti, la polizia di New York avrebbe utilizzato un sistema a microonde per provare a intercettare un drone che sorvolava la piazza gremita e mandarlo indietro al suo pilota.
Alla base della decisione presa dal Governo americano ci sono una serie di preoccupazioni: da quelle sulla sicurezza nazionale, per impedire voli non autorizzati su obiettivi sensibili che potrebbero eventualmente essere oggetto di attentati, a quelle indirizzate alla tutela di aree dove un semplice incidente potrebbe causare danni gravi a persone e cose. Negli ultimi tempi si sarebbero sfiorati gravi incidenti con droni pericolosamente vicini a voli di linea, o in posizioni di disturbo per le operazioni di spegnimento di incendi, fino ad arrivare ad attività criminali come il trasporto di droga dal Messico agli Stati Uniti.
L’obiettivo del nuovo sistema è quello da una parte di riuscire a identificare il pilota, e dall’altro quello di riuscire a prendere il controllo del mezzo una volta che il “pirata” (ma di solito si tratta di cittadini che coltivano semplicemente e incautamente un hobby) abbia infranto le regole, superando i 120 metri di altezza, o la distanza di sicurezza di 8 chilometri da un aeroporto. Le statistiche per il momento confermano la necessità di un’azione più decisa: secondo i dati della Federal Aviation Administration studiati da Reuters nel 2014 solo per un volo non autorizzato su 10 si è riusciti a risalire al pilota, e soltanto nel 2% dei casi questo ha portato a conseguenze giudiziarie.
A spiegare come si possa riuscire a prendere il controllo di un drone da remoto è Muddy Watters, ex colonnello della marina Usa ed esperto di guerra elettronica: “C’è bisogno di un segnale abbastanza potente che sia in grado di soppraffare quello del comando a distanza del pilota – spiega – Se si riesce soltanto a disturbare la trasmissione è concreto il richio che si verifichi un incidente. Ma se si riesce a risalire ai codici di trasmissione che vengono utilizzati, allora si può prendere il controllo del mezzo”.
La preoccupazione aumenta se si considerano le previsioni di vendite dei droni nel 2015: saranno in tutto più di un milione, a confronto dei 430mila del 2014 e dei 120mila del 2013.
Uno dei timori che preoccupano la polizia, inoltre, è che I droni possano essere utilizzati montando a bordo armi: che questo possa succedere lo dimostra un video molto popolare su YouTube, “Flying Gun”, ricostruisce Reuters, in cui un adolescente del Connecticut, a luglio, un “quadricottero” volteggia a bassissima quota in un bosco e sobbalza sparando quattro colpi.