INNOVAZIONE DIGITALE

Droni, sensori, scatole nere. Ecco la polizza tecnologica

La richiesta di innovazione parte dagli stessi clienti (in particolare i più giovani) ormai sempre più connessi con smartphone e tablet

Pubblicato il 28 Ott 2015

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Droni che calcolano l’esatto ammontare di un danno, scatole nere istallate sulla macchina in grado di monitorare la velocità con cui viaggia un veicolo, sensori inseriti nelle case per registrare eventuali fughe di gas o principi d’incendio e infine wereable devices, dispositivi mobili che tracciano il movimento fisico e i valori metabolici di chi li indossa. Queste le nuove apparecchiature tecnologiche ormai entrate a fare parte dell’offerta delle maggiori imprese assicurative. Quello delle assicurazioni è, infatti, uno dei mercati attualmente più interessati all’innovazione tecnologica.

Un’evoluzione che sta cambiando anche i modelli di servizio. A spingere in avanti il trend sono gli stessi clienti, ormai sempre più connessi con smartphone e tablet. Secondo l’ultimo World Insurance report realizzato a livello mondiale da Capgemini, la richiesta d’innovazione è forte: solo il 26% della clientela si ritiene soddisfatto dei servizi assicurativi al momento ricevuti e se si considera la fascia dei giovani (25-35 anni) la percentuale scende al 10%. Segno che c’è bisogno di migliorare la customer experience. Magari utilizzando in maniera intelligente i big data, tutte le informazioni che transitano sugli apparati mobili. Ad oggi questi sono state prevalentemente impiegate per quantificare eventuali danni, soprattutto nel ramo automobilistico. Ma la rotta si sta modificando. “Da una logica d’indennizzo si passerà a una di prevenzione”, commenta Raffaele Guerra, Vice President Insurance Practice Leader di Capgemini. In che modo? Con le apparecchiature tecnologiche sarà possibile monitorare i comportamenti del cliente e ricompensarlo, con sconti sul premio assicurativo, nel caso adotti un ad esempio uno stile di guida virtuoso. Di qui il concetto di prevenzione.

E che il futuro vada in questo verso lo dice anche BI Intelligence. La società di ricerca specializzata nei temi dell’Ict, prevede che entro la fine dell’anno saranno 17 milioni i sottoscrittori americani di polizze assicurative “flessibili”, concepite grazie all’Internet of Things.

In questo scenario di fermento, l’Italia sta gradualmente cercando una propria collocazione.

“Siamo uno dei Paesi leader nell’istallazione di scatole nere sulle macchine, ma queste vengono utilizzate al 10% del loro potenziale perché bisogna ancora lavorare sulla capacità di analizzare i dati recepiti dai sensori”, sostiene Guerra. Le assicurazioni del ramo auto, tuttavia, sono più avanti delle altre poichè l’istallazione delle scatole nere è stata incentivato con sconti dalle stesse compagnie e dallo Stato. “In questo settore siamo in linea con gli altri Paesi”, spiega Angela Tumino, Responsabile della Ricerca Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, “il ramo casa e quello salute invece sono un po’ indietro rispetto ad altri mercati. Non abbiamo ancora assistito alla diffusione dei sensori e dei wearable device, anche se c’è interesse da parte delle società ad adottarli in un prossimo futuro”.

In tal senso si è mossa già da un paio d’anni Bnp Paribas Cardif, che ha lanciato anche in Italia Habitat. Questa polizza assicurativa sulla casa sfrutta la tecnologia dell’Internet of Things. Appositi rilevatori di fumo e acqua vengono posizionati nelle abitazioni per prevenire eventuali danni.

La società assicurativa del gruppo Bnp ora sta lavorando per una versione aggiornata della polizza, il cui lancio è previsto alla fine del 2015. Nel lavoro di perfezionamento sono state coinvolte anche delle start up. “Abbiamo finanziato progetti per un valore di 100mila euro e alcuni di questi sono stati utilizzati per l’aggiornamento di Habitat”, rivela Isabella Fumagalli, amministratore delegato di Bnp Paribas Cardif Italia. Il Gruppo ha da tempo, infatti, deciso di allearsi con le giovani realtà imprenditoriali high tech, facendo rete con il Politecnico di Milano e puntando molto sul segmento ricerca e sviluppo tecnologico. Del resto, la parola d’ordine per tutti i grandi gruppi assicurativi sembra essere una sola: innovare. Dalla recente indagine di Accenture, Technology vision for Insurance 2015 condotta su 122 responsabili di società assicurative dei nove Paesi economicamente più sviluppati, emerge che l’86% del campione considera necessario l’uso della software intelligence per semplificare la propria struttura It e soprattutto migliorare la raccolta e l’analisi dei big data. È qui che si gioca la vera partita dell’innovazione. Inoltre, il 35% degli intervistati include investimenti nel digitale all’interno della propria strategia di sviluppo. Una corsa ai finanziamenti in Ict e alle alleanze strategiche dovuta anche al fatto che sul mercato internazionale si stanno facendo largo nuovi player, come ad esempio le start up startup tecnologiche Oscar Health, Metromile, Zenefit, che sfidano le assicurazioni sul loro stesso terreno, col vantaggio però di avere strutture operative più snelle e un know how tecnologico al passo coi tempi.

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