La campagna è partita alla fine di ottobre, facendo leva anche sui social media, con un hashtag su Twitter, #unlibroèunlibro, e con profili su Facebook e Instagram. E da allora cittadini, amanti della lettura e addetti ai lavori si sono mobilitati online per sostenere la necessità di abbassare l’aliquota iva applicata sui testi digitali (al 22%) equiparandola con quella per i libri cartacei (al 4%).
E sul tema è arrivato anche un emendamento bipartisan alla legge di stabilità, firmato tra gli altri anche da Gianfranco Librandi deputato di Scelta civica, e Pierpaolo Vargiu, presidente della commissione Affari sociali a Montecitorio.
“Come sostiene la campagna in corso sui social network – affermano i due parlamentari in una nota – anche per noi #unlibroèunlibro: per questo abbiamo presentato un emendamento alla Legge di Stabilità per portare l’Iva sulle pubblicazioni in formato elettronico, a partire dagli e-book, dal 22 al 4%, uniformandola a quella applicata alle pubblicazioni su supporto cartaceo”. “Con il nostro emendamento – concludono – stabiliamo un principio generale secondo cui, per ogni tipo di pubblicazione che beneficia di aliquote ridotte, l’Iva è uguale a prescindere dal supporto utilizzato”.
“Say NO to ebook discrimination” è lo slogan scelto dagli editori italiani per questa battaglia: chi la sostiene è invitato a scattarsi una foto con il pollice verso a testimoniare il proprio dissenso rispetto alla disparità di trattamento tra le due tipologie di pubblicazione.
Il contesto è quello che vede gli e-reader diffondersi velocemente: nel 2013 quelli acquistati sono stati 2,4 milioni (+34,2%), i tablet 6,3 milioni (+65,7%) e gli smartphone 26,2 milioni (+43%), mentre cresce anche il tempo che gli italiani passano utilizzando questi device.
“In un Paese dove leggono almeno un libro l’anno poco più di 4 italiani su dieci (il 43% secondo Istat), intercettare lettori e non lettori attraverso i dispositivi che utilizzano maggiormente è la sfida da vincere per riuscire ad aumentare gli indici di lettura. Perché allora l’Europa tratta e-book e libri in termini differenti dal punto di vista fiscale? Un libro è un libro – sostengono dall’Aie – indipendente dal supporto dal quale un lettore lo legge. Penalizzare l’e-book è penalizzare l’innovazione e la lettura”.
“L’Associazione si è fatta portavoce di tutto il mondo del libro, dagli autori ai lettori – sottolineava Marco Polillo, presidente dell’Aie, presentando la campagna – Questa è l’opportunità per cambiare, tutti insieme, le decisioni dell’Europa visto che sino a dicembre l’Italia ha la presidenza dell’Unione europea. Useremo ogni occasione per coinvolgere gli italiani – da Bookcity a Più libri più liberi, dalle piazze fisiche a quelle virtuali, e tutti i lettori europei per chiedere al nostro Governo di convincere l’ Europa che un libro è un libro”.