Come saranno le narrazioni del domani? Quali cambiamento sta producendo Internet e il digitale nel settore editoriale e non solo? Storie di ordinaria ibridazione, risponde IfBookThen, la più importante conferenza dedicata al settore al confine tra digitale ed editoria, che si sta tenendo in queste ore a Milano organizzata da BookRepublic (tracciabile sui social media con l’hashtag #IBT15).
I lettori, i “consumatori di storie”, si stanno trasformando tanto quanto i libri e i contenuti, che oggi non vengono più solo prodotte dal settore editoriale ma sempre più spesso emergono dalla rete oppure dalla capacità di storytelling delle aziende. «Con le storie – dice Alessio Rossi, vicepresidente del marketing interattivo di Lancome – si può arrivare al cuore del consumatore instaurando una comunicazione bidirezionale».
Ma se la co-creazione del brand e la capacità di produrre e misurare l’impatto della comunicazione nel mondo aziendale è una delle frontiere nelle quali l’editoria digitale sta trovando in questi ultimi anni una nuova stabilità, la cosa interessante che avviene in realtà sullo sfondo è la trasformazione dell’oggetto libro. Spiega Peter Brantley, responsabile della biblioteca digitale della New York Public Library: «I dati ci sono, perché la lettura digitale produce tantissime informazioni su cui sta leggendo cosa, quando, quanto a lungo, in quale parte della pagina, che cosa sottolinea. Sono tutti dati che stanno sul tavolo e che ancora non vengono utilizzati perché è meno di un anno che sono a disposizione di un settore industriale come l’editoria vecchio di alcuni secoli. Ma non resteranno inerti ancora a lungo». Il futuro, sostiene Brantley, sarà fatto dalla capacità di analizzare questi dati e di costruire oggetti comunicativi diversi: libri che vengono scritti pensando alla direzione verso cui va il gusto del pubblico sulla base di un feedback in tempo reale, magari con capitoli che si modificano al volo interagendo con i gusti dei lettori, preparando una via fatta di interazione e collaborazione tra gli autori, gli algoritmi e i lettori.
Sulla base di questa esperienza personalizzata per ciascun lettore è immaginabile, sostiene il responsabile della parte digital del sistema delle biblioteche pubbliche di New York, che il rapporto con un insieme indifferenziato di persone evolverà in una lunghissima serie di relazioni molto più personali. La NYPL gestisce con un budget di 280 milioni di dollari all’anno 18 milioni di clienti a New York mentre, per fare un esempio, l’intero sistema bibliotecario italiano ne ha circa 5 milioni.
Sulla stessa strada è anche il Museo del design di New York, come ha spiegato Sebastian Chan, direttore digital e media dello Smithsonian. Con una spesa inferiore al 15% dell’investimento di rinnovamento della struttura, mettendo online i contenuti e offrendo la possibilità di interagire con tablet e una penna capacitiva basata su sensore NFC.
Quale sarà allora il libro del futuro? «Oggi – dice Brantley – stiamo cominciando a conoscere informazioni prima impossibili sulla vita delle persone: gli umori, lo stato fisico, domani sarà magari la fame, la tristezza, il desiderio sessuale. È un cambiamento epocale che sta cominciando ad accadere adesso. E che influenzerà pesantemente le narrazioni. In questo senso, rimangono ancora aperte molte questioni: a chi appartengono le storie create collaborativamente tra autori e lettori? Chi possiede i dati generati dal lettore sfogliando e sottolineando le pagine digitali?»
«Il futuro del libro è inserito nel mondo, nel tempo presente – dice Marco Ferrario, ceo di BookRepublic e organizzatore della conferenza – per cui quando si comincia a parlare di dati si parla di tutto, e bisogna essere proattivi, immaginare fin da oggi cosa fare dei dati, come richiederli. Ma, al di là degli aspetti di privacy, quando si stabiliscono delle relazioni, poi vanno riempite di di contenuti. Le relazioni digitali come quelle tradizionali e analogiche».