IL PROVVEDIMENTO

E-commerce, stretta fiscale dell’Europa su Amazon & co

Il Parlamento dà il via libera alle regole: le piattaforme saranno obbligate a tenere traccia delle registrazioni sulle vendite effettuate per aiutare le autorità nazionali a calcolare l’importo dell’Iva dovuto. Si punta a recuperare 7 miliardi entro il 2020. La palla al Consiglio Ue

Pubblicato il 14 Nov 2019

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Nuovi obblighi per le grandi piattaforme di commercio online come Amazon, eBay o Alibaba, per colmare le lacune legislative che ostacolano la riscossione dell’Iva. Lo prevedono le norme approvate oggi dal Parlamento europeo con 565 sì, 23 voti contrari e 65 astensioni. L’Eurocamera ha solo un ruolo consultivo in materia di fiscalità e il testo dovrà ora essere adottato dal Consiglio. Le nuove regole – sottolinea una nota del Parlamento Ue – dovrebbero aiutare gli Stati membri a recuperare circa 5 miliardi di euro di gettito fiscale perso nel settore del commercio elettronico ogni anno, cifra che potrebbe salire a 7 miliardi di euro entro il 2020. In base alle nuove norme, le piattaforme online dovranno tenere traccia delle registrazioni sulle vendite effettuate per aiutare le autorità nazionali a calcolare l’importo dell’Iva dovuta. Per gli Stati membri, ricorda infatti la nota, è al momento difficile ottenere l’Iva dovuta sui beni venduti al di fuori dell’Ue, in assenza di una corretta informazione da parte del venditore.

Nel 2017, l’Iva non pagata dovuta da tutti i settori economici nell’Unione europea è stata calcolata in circa 137 miliardi di euro.

I deputati hanno concordato le modifiche alla proposta della Commissione presentate dagli Stati membri per chiarire quale Stato membro sarà amministrativamente competente per una vendita specifica e quando una piattaforma online deve avere un ruolo in una vendita, e quindi in definitiva responsabile per garantire la riscossione dell’Iva. I deputati hanno inoltre convenuto di integrare gli obblighi di segnalazione al fine di ottenere una ripartizione dell’Iva dovuta per Stato membro. Il Consiglio dovrà ora adottare la posizione finale su questa direttiva, mentre il Parlamento europeo ha un ruolo consultivo. L’Eurocamera ha spiegato che Internet ha radicalmente rivoluzionato lo shopping e, di conseguenza, le norme esistenti contenute nella direttiva Iva del 2006 non sono sufficienti per sapere quando, quanto e dove l’Iva dovrebbe essere raccolta e per garantire che sia effettivamente raccolta. L’Ocse ha stimato che circa il 67 per cento delle forniture di beni e-commerce è realizzato tramite piattaforme digitali, e la stragrande maggioranza di queste solo attraverso le tre più grandi piattaforme.

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