E-economy: l’Italia si gioca 4 punti di Pil

Secondo un’analisi di Digital Advisory Group l’economia digitale ha generato in 15 anni 700mila nuovi posti di lavoro ma gran parte del potenziale resta inespresso. “Con una strategia adeguata si potrebbe fare un grosso balzo in avanti”

Pubblicato il 27 Ott 2011

Negli ultimi 15 anni l'economia digitale ha creato in Italia
700mila posti di lavoro e ha contribuito al 2% del Pil. Gran parte
del suo potenziale risulta tuttavia ancora inespresso, ma con
adeguate iniziative potrebbe raggiungere il 4% del Pil entro il
2015. E' quanto sottolinea la ricerca "Sviluppare
l'economia digitale in Italia", condotta dal Digital
Advisory Group, gruppo promosso da American Chamber of Commerce in
Italy e composto da oltre 30 organizzazioni, aziende e
università.

Lo studio evidenza che dal 2005 al 2009 l'economia digitale ha
contribuito per il 14% alla crescita del Pil italiano,
sviluppandosi a un tasso molto più veloce del totale nazionale.
Con un valore pari al 2% del Pil, cioè circa 30 miliardi di euro,
la web economy in Italia ha tuttavia un peso inferiore rispetto ad
altri Paesi: in Francia pesa oltre il 3% e nel Regno Unito e Svezia
supera il 5%. Quanto ai posti di lavoro, lo studio evidenzia che il
digitale ne crea più di quanti ne "distrugga". Il
contributo occupazionale al netto degli impieghi persi è stato
infatti di 320.000 unità. Sono stati dunque creati 1,8 posti di
lavoro per ogni posto eliminato, che sono tuttavia ancora pochi
rispetto ai 2,6 della media di 13 paesi sviluppati o ai 3,9 della
Svezia. Gran parte della differenza si spiega con la minore
capacità di creare occupazione digitale da parte delle Pmi: in
Italia il rapporto è 1 a 1, mentre in Francia è 1,8.

Secondo lo studio, inoltre, la crescita media annua per le imprese
attive nella rete è stata del 10%, con esportazioni e incidenza
dei ricavi oltre confine più che doppi rispetto alle aziende a
bassa intensità Web. Per cogliere l'intero potenziale
dell'economia digitale, il Digital Advisory Group avanza 12
proposte. Tra queste, migliorare l'accesso alle infrastrutture
pianificando le reti di nuova generazione, assicurare una
regolamentazione favorevole all'innovazione digitale, stimolare
la domanda dei consumatori, incrementare l'adozione dei servizi
di e-government e accrescere professionalità e competenze
digitali. Se potenziata, la Web economy – sottolinea lo studio –
potrebbe contribuire alla crescita annua del paese con un ulteriore
0,25% annuo rispetto ai trend attuali, ovvero circa 25 miliardi di
euro di Pil aggiuntivo al 2015.

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