E-fattura, Cannarsa: “Basta scuse, serve tracciabilità assoluta”

L’Ad di Sogei: “La PA non può più dire ai fornitori che non ha ricevuto
le fatture con l’obiettivo di far slittare i pagamenti. Gli enti si devono attrezzare”

Pubblicato il 03 Feb 2015

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«Ci stiamo preparando a fare il grande salto di ordine di grandezza, con la fattura elettronica: nel 2015 passeremo a 60 milioni di transazioni all’anno». Cristiano Cannarsa è amministratore delegato di Sogei (la società Ict del ministero dell’Economia e delle Finanze), che ha in casa l’ossatura informatica della fatturazione elettronica, così come anche altri pezzi dell’Agenda digitale. Per la fattura, in particolare, gestisce il sistema di intercambio, “il postino elettronico che incasella le fatture in entrata e le fa uscire nei sistemi della pubblica amministrazione”. Sogei ha realizzato anche il Sicoge, che è il sistema di atterraggio delle fatture nei ministeri: le registra, verifica l’acquisizione del bene e autorizza il pagamento. Altre Pubbliche amministrazioni utilizzano diversi sistemi, comunque interoperabili.
Cannarsa a cosa va incontro la fattura elettronica, quest’anno?
Come sapete, adesso l’obbligo alla fattura elettronica vale solo per quelle rivolte alla PA centrale, ma il 31 marzo sarà esteso anche alla PA locale. A cambiare insomma sarà la platea di soggetti destinatari e mittenti delle fatture, rispettivamente amministrazioni e aziende. Da giugno a novembre ci sono state 1,5 milioni di fatture e 48mila operatori economici accreditati. Nel 2015 passeremo a 60 milioni l’anno: un bel salto in avanti.
E cosa state facendo per preparare questo salto?
Stiamo completando il potenziamento dell’infrastruttura del sistema di interscambio. Aggiungiamo web server, data server e application server che governano il dominio della fatturazione. È insomma un lavoro di acquisizione di hardware, attraverso la Consip. Lavoriamo anche sul software, controllando le interfacce con i gestionali di invio e ricezione. Ci dobbiamo assicurare che tutte le interfacce software siano compatibili.
Ma quali sono i nodi da sciogliere, a maggior ragione visto che dal 31 marzo si fanno le cose in grande? Alcuni professionisti lamentano difficoltà e costi eccessivi nell’adeguarsi alla novità.
I commercialisti in effetti si lamentano di un aumento di carico di lavoro, per loro e per le piccole imprese, a causa soprattutto dell’elevato numero di fatture scartate dal sistema. Ebbene, gli scarti erano molti all’inizio perché i soggetti sbagliavano spesso il formato. Serviva un certo tempo per imparare a usare il nuovo sistema. Possiamo ormai considerare risolto questo problema, da gennaio del nuovo anno.
Chi fa poche fatture l’anno alla pubblica amministrazione si lamenta però anche per gli eccessivi oneri connessi al formato elettronico. È vero che ci sono anche strumenti gratuiti, ma ne viene segnalata la scarsa usabilità.
Sarebbe ingiusto dire che il nuovo sistema agevoli chi fa poche fatture, che in effetti se la cavava meglio con il cartaceo. Però bisogna considerare il vantaggio di sistema: la fattura elettronica dà grossi benefici a tutto il Paese, tagliando costi e riducendo gli errori, che certo erano molto più numerosi con la carta. Il digitale permette una certezza e una tracciabilità assolute. Adesso la PA non potrà più dire ai fornitori “vedi che non ho ricevuto la fattura, rimandamela”, magari per guadagnare 15 giorni di valuta. A chi fa poche fatture possiamo dire che i vantaggi dell’innovazione tecnologia supereranno il piccolo disagio iniziale. È comunque un allineamento tecnologico che deve riguardare tutti, anche i piccoli, che magari ci guadagneranno nel medio o nel lungo periodo.
Quali altri nodi andranno superati?
Uno è quello della conservazione sostitutiva. Cioè bisognerà capire come le amministrazioni conserveranno le fatture. Dovranno attrezzarsi a tale scopo. La Commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria ha chiesto, in una recente audizione alla Camera, se era il caso di affidare a Sogei anche la conservazione. Ad oggi invece ogni amministrazione fa per conto proprio, scegliendo un fornitore. L’alternativa sarebbe centralizzare anche questo aspetto.
Fattura a parte, quali sono gli altri progetti dell’Agenda affidati a Sogei?
Uno è la dichiarazione pre compilata, che dal 15 aprile riguarderà 15 milioni di italiani. Lo facciamo per conto dell’Agenzia delle entrate. C’è poi l’Anagrafe unica della popolazione residente: abbiamo già costruito la parte infrastrutturale, per conto del ministero dell’Interno e gestiremo la migrazione delle 8100 anagrafi, dopo una sperimentazione su 14 Comuni pilota. Il progetto coprirà tutto il 2015 e l’inizio del 2016. Gestiamo anche la piattaforma di certificazione dei crediti, già operativa. Sta ripartendo il progetto del Documento unificato. I dati del cittadino, acquisiti dai Comuni, arriverà a Sogei, che li verificherà con quelli dell’Anagrafe tributaria. Li manderà poi al Poligrafico dello Stato che stamperà il Documento Unificato. La prima produzione sarà nel 2016. Dal 2017, se tutto va bene, si va a pieno regime. Infine, Sogei, che già gestisce il sistema informativo delle Dogane, sta costruendo lo sportello doganale unificato. Vogliamo ridurre il numero di passaggi che gli operatori devono fare per lo sdoganamento. Nello sportello unificato, grazie ai nostri sistemi informatici, si accentreranno tutti i controlli necessari e che riguardano diversi ministeri. Lo Sportello unificato sarà insomma un unico punto di interfaccia per tutti i controlli. Il progetto è già partito e continuerà a svilupparsi progressivamente, riducendo pian piano il numero di passaggi. Sarà una novità importante in vista dell’Expo 2015.

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