L’introduzione della fatturazione elettronica obbligatoria verso la Pubblica amministrazione in Italia da parte di fornitori di beni e servizi è non solo un evento positivo che ha permesso di avviare la digitalizzazione del processo di gestione della ricezione ed accettazione delle fatture all’interno della PA, ma un importante trampolino di lancio per ampliare il processo di digitalizzazione all’intero ciclo dell’ordine e per contribuire a introdurre innovazione e competitività nel nostro paese. L’avvio della fatturazione elettronica tra privati (D.Lgs 127/15) aggiunge un nuovo importante tassello a questo processo. Se n’è discusso oggi a Roma nell’ambito del convegno “Innovazione digitale e fatturazione elettronica” organizzato da CorCom e Agendadigitale.eu.
Numeri alla mano, il percorso verso la digitalizzazione in questo ambito sembra per ora un successo, ha indicato Paolo Catti, Direttore Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione, Politecnico di Milano: finora quest’anno sono quasi 20 milioni le fatture inviate correttamente alla PA nel formato elettronico transitato dal sistema di interscambio Sdi con una quota esigua di fatture respinte e tempi di pagamento accorciati. Restano però delle discrepanze – e il problema è culturale più che tecnico: per esempio, ci sono PA che mantengono il flusso cartaceo accanto a quello elettronico, mentre alcune micro-imprese temono la complessità o i costi della fatturazione elettronica e valutano addirittura la rinuncia a inviare la fattura se il credito della PA è trascurabile. “Molti credono ancora a tal punto nell’efficacia dei processi analogici da arrivare a processi illogici”, ha indicato Catti. La cultura digitale e l’incentivo a cambiare saranno dunque leve chiave per garantire il successo futuro dell’iniziativa.
“L’innovazione digitale è un processo irreversibile e la fatturazione elettronica è ormai un dato di fatto”, ha affermato Claudio Distefano di Agid. “La fatturazione elettronica ha benefici tangibili anche per i cittadini, semplificando i rapporti con la PA e dando più trasparenza e monitoraggio. Oggi sono già quasi 23.000 le amministrazioni soggette all’obbligo e tutte, soprattutto le più grandi, hanno velocemente ottenuto vantaggi”. Il processo non è finito, ha continuato Distefano: “Tutto il ciclo dell’ordine va digitalizzato: ora ci stiamo occupando del settore dei pagamenti verso la PA e lavoriamo sull’identità digitale, sempre con l’obiettivo di semplificare i processi”.
Proprio sui vantaggi (o rischi) per i cittadini si è concentrato Andrea Lisi, Presidente di Anorc: se i cittadini inseriscono propri dati su un sistema – gratuito – che conserva e gestisce i dati per loro, si “disappropriano” dei loro documenti. Se poi nasce un contenzioso, il cittadino sarà tutelato? Per Lisi il sistema di interscambio non brilla per usability e il cittadino ha diritto di sapere chi e dove conserva i suoi dati, scegliere a chi farli conservare e anche avere la possibilità di tenere dei suoi “originali” digitali.
L’Agenzia delle Entrate, che ora ha anche il compito di conservazione, ha assicurato che il suo sistema è a norma: i dati non sono solo visibili e accessibili all’utente ma “al sicuro”. “Chi non ha nulla da nascondere non può che essere avvantaggiato dalla digitalizzazione”, ha indicato Mario Carmelo Piancaldini, Co-coordinatore Forum italiano Fatturazione Elettronica e eProcurement, Agenzia delle Entrate “Pagare le imposte non piace a nessuno, ma è un processo che oggi può essere semplificato” e l’Italia è il paese “che sta gestendo meglio in Europa l’obbligo di fatturazione elettronica alla PA grazie al sistema di interscambio”.
Infatti, al 30 novembre, dopo 18 mesi di lavoro, il sistema di interscambio ha ricevuto fatture da oltre 580mila fornitori e i file fatture gestiti sono 22 milioni, con un tasso di scarto del 9% circa (6,7% a novembre), ha riferito Gerardo De Caro, Responsabile Ufficio Fatturazione Elettronica PA, Agenzia delle Entrate. “Il tempo medio di gestione del file da sistema di interscambio è di poco più di 2 ore”. Un ottimo inizio ma c’è da migliorare, per esempio rendendo più chiare le richieste da parte della PA ma anche più corretti i dati forniti da parte di chi emette le fatture: “Non ci vogliono più regole, ma norme fatte rispettare con severità”
“La fatturazione elettronica alla PA deve diventare leva di cambiamento per ottenerne vantaggi competitivi”, è intervenuto Giuseppe Crivello, Solution Manager and Business Developer dell’ambito Fatturazione Elettronica e digitalizzazione, Tesisquare, fornitore di soluzioni It che aiuta i clienti a gestire elevati volumi di fatture elettroniche verso la PA. “La fattura non deve essere solo gestione di un documento ma parte di un processo all’interno dell’intera gestione documentale per trovare vantaggi su tutta filiera”.
Marco Mazzitti, Co Founder and Business Developer, Alias Group, ha illustrato il servizio in outsourcing DocEasy ideato dalla sua azienda per aiutare sia le piccole che le grandi aziende nell’affrontare un corretto processo di digitalizzazione dei processi e ricordato uno dei maggiori casi di successo di Alias Group, il processo di dematerializzazione per tutti gli alberghi italiani in gestione diretta del Gruppo AccorHotels. Per le imprese più piccole è pensato invece iFatt, primo software nel cloud per l’emissione della fattura PA.
Delle esigenze di piccole e micro-imprese, che spesso incontrano le maggiori difficoltà nella transizione alla fatturazione elettronica, ha parlato anche Paola Monari, Co Founder e Ceo della software house modenese Sata. Sata gestisce un proprio Hub di interazione con Sdi, in cui confluiscono fatture Pdf, Xml-PA o in formato strutturato proprietario. “Il ciclo delle fatture oggi può essere complicato per le realtà più piccole perché il processo avviene in modo informale e ciò comporta ritardi ingenti che gravano sulla capacità delle imprese di essere competitive: introdurre elementi di formalità e semplificazione aiuta”
Se Pubblica amministrazione, imprese e provider si sono impegnati per rendere possibile la digitalizzazione in Italia, dal punto di vista tecnico e culturale, anche la politica sta facendo la sua parte, ha sottolineato Enza Bruno Bossio, deputata PD: “Purtroppo il modo in cui è regolato il Parlamento ci impedisce ancora di formare una commissione ad hoc che si occupi di digitale: il tema è spezzettato fra più commissioni e questo impedisce una visione unitaria di obiettivi e strategie”, ha indicato la Bruno Bossio. “Ma il governo si è dato un indirizzo unitario con programmi quali il Piano Banda Ultralarga e la Strategia per la crescita digitale, in più vedo molto positivamente il rafforzamento del ruolo dell’Agid, oggi più puntuale, come braccio operativo dell’Agenda digitale“.
Questo ha permesso all’Italia di essere a “buon punto” sul suo percorso verso la digitalizzazione, pur nella consapevolezza che resta del lavoro da fare. “Stiamo andando avanti in modo veloce sull’Anagrafe digitale e sul Sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale (Spid)”, ha proseguito la deputata Pd. “Il salto di qualità c’è stato ma occorre vincere le resistenze al cambiamento che possono trovarsi all’interno delle amministrazioni. Sarà fondamentale anche recuperare il nostro ritardo sulle competenze e sulla digitalizzazione delle Pmi, poco abituate a vedere Internet come strumento di produttività e business. Bene dunque l’infrastruttura di ultra-broadband ma occorre che sia usata, che ci siano contenuti e servizi: per questo sono stati proposti i voucher come incentivo alla domanda. E so che si è molto criticato il taglio alla spesa Ict nella PA, e ben venganon gli emendamenti, ma va anche considerato che oggi i grossi investimenti in informatizzazione come quelli che si facevano negli Anni ’80 non hanno senso: la digitalizzazione è un’altra cosa e richiede meno risorse spese in modo coordinato tra enti e amministrazioni – il ruolo di raccordo dell’Agid sarà fondamentale”.