Nessun rinvio per l’obbligo di fattura elettronica che partirà regolarmente dal 1° gennaio 2019. Il decreto fiscale approvato dal Senato introduce però un alleggerimento delle sanzioni per l’eventuale emissione delle fatture in ritardo per i soggetti che effettuano la liquidazione mensile dell’Iva: la moratoria viene estesa fino al 30 settembre del prossimo anno.
Entrando nel dettaglio del decreto non verranno applicate sanzioni se la fattura viene emessa entro il termine di liquidazione dell’Iva del periodo in corso, mentre le sanzioni sono ridotte al 20% se la fattura è emessa entro il termine di liquidazione dell’Iva del periodo successivo.
Sono esentati dall’obbligo di e-fattura i medici e i farmacisti nonché i professionisti che hanno effettuato l’opzione per il regime forfettario.
Nel decreto fiscale sono state introdotte anche alcune novità destinate a rendere un po’ meno complicato il procedimento soprattutto per chi emette pochi documenti.
La fattura elettronica deve essere emessa utilizzando uno dei tanti programmi dedicati, disponibili gratuitamente anche sul sito dell’Agenzia delle entrate, che sono in grado di produrre un file in formato Xml, unico formato valido per la trasmissione della fattura che dovrà essere inviata al cliente tramite il Sistema di Interscambio (SdI), gestito dalle Entrate. Il documento arriverà in simultanea al cliente e al Fisco. Inoltre l’articolo 11 del provvedimento consente l’emissione delle fatture entro 10 giorni dall’effettuazione delle operazioni. Chi opterà per il posticipo dovrà indicare la data in cui è stata effettuata la prestazione di servizi ovvero la data in cui è corrisposto in tutto o in parte il corrispettivo.
L’obbligo preoccupa però i commercialisti. Secondo il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, a 30 giorni dall’entrata in vigore”regna ancora la confusione. Questa situazione può generare il caos”.
Miani ricorda che “giriamo l’Italia per convegni, parliamo con i colleghi, abbiamo il polso delle piccole imprese e possiamo dire con cognizione di causa che la situazione è complessa. C’è l’enorme problema sollevato giustamente dall’Autorità garante per la privacy, che non si risolverà facilmente e non certo limitandosi ad escludere i soli dati sanitari, perché il tema è molto più ampio e le criticità strutturali. Ma c’è ancora poca chiarezza anche sulle categorie esentate, c’è un pezzo non irrilevante del Paese privo di una copertura Internet adeguata a gestire questa forte accelerazione in termini di digitalizzazione, c’è un ritardo evidente delle imprese, il cui percorso di adeguamento procede a rilento”.
Tutti elementi che preoccupano i commercialisti che ribadiscono con forza la loro richiesta di una obbligatorietà graduale. “Siamo ancora in tempo per affrontare questo passaggio con maggiore razionalità – dice Miani – Riteniamo inoltre probabile che in termini di gettito i risultati non si discosteranno molto da quelli ottenuti con lo spesometro e sottolineiamo il fatto che comunque carta e digitale continueranno a convivere. Nella sostanza, dunque, un passaggio tanto radicale all’obbligatorietà, che non ha precedenti in alcun altro Paese del mondo, deve essere attentamente ponderato anche per le criticità e gli oggettivi pericoli derivanti dalla gestione dei dati in relazione agli obiettivi, obiettivi che non sono comunque certi”.