Una chance per un Paese che vuole crescere, nonostante i timori per la gestione di un passaggio al digitale che impatterà non solo nei rapporti con il Fisco ma anche sul modo stesso di fare di business. È il forte messaggio emerso oggi in occasione del Fatturazione Elettronica 360 summit, l’incontro organizzato dal Gruppo Digital360 oggi Roma, a cui hanno partecipato rappresentanti istituzionali, analisti e associazioni, tra i massimi esperti di fatturazione elettronica nel Paese.
Il 1° gennaio 2019 entrerà in vigore l’obbligo di fatturazione elettronica tra privati: sono molte le Pmi in ritardo sul fronte adeguamento. Eppure la e-fattura è una grande opportunità di trasformazione digitale per le imprese che potranno sperimentare “relazioni elettroniche”, con un cambiamento profondo di processi e modalità di lavoro. Ecco perché in questo quadro è cruciale il ruolo dei provider di tecnologia che assumono sempre di più la funzione di “consulenti”. Fondamentale infatti – è la riflessione emersa nel corso dell’evento – è comunicare i vantaggi derivanti dall’obbligo che non va considerato solo un adempimento burocratico ma una leva di business. Ci sono due mesi di tempo per dare spinta alle imprese.
“In un Paese come il nostro a bassa cultura digitale, ben vengano azioni legislative “forzanti” come questa: l’obbligo normativo della fatturazione elettronica tra imprese, può svolgere un importante ruolo di traino alla digitalizzazione delle nostre imprese – ha detto Andrea Rangone, Ad di Digital360 – Ci avviciniamo alla scadenza con velocità diverse: le grandi imprese hanno ormai predisposto i loro sistemi per la fatturazione elettronica B2b, mentre le piccole realtà sono alla ricerca di una ricetta semplice per adeguarsi a quello che ritengono un semplice adempimento e c’è chi spera ancora in una proroga. Invece, è necessario comprendere la grande opportunità che questo obbligo di legge apre a tutte le imprese, anche a quelle di dimensione minore: di iniziare un processo di trasformazione digitale, innovando maggiormente i processi e cambiando le modalità di lavoro. Uno strumento per sviluppare una maggiore cultura digitale nel Paese e per migliorare concretamente la produttività e la competitività delle nostre imprese”.
Concretamente, la scadenza del primo gennaio 2018 impone alle imprese di dotarsi di quanto necessario per emettere le fatture nel formato elettronico strutturato previsto.
“Dal punto di vista tecnico, l’adeguamento è un percorso abbastanza semplice – ha spiegato Paolo Catti, Associate Partner di P4I – Partners4Innovation – Le uniche complessità sono costituite dal settaggio iniziale del sistema, per limitare gli errori tecnici e dalla scelta della modalità più adatta alle proprie esigenze in termini di strategia, prezzo, efficacia. La difficoltà sta piuttosto nel comprendere cosa questo adeguamento può comportare sui processi, nel grande valore del passaggio da una gestione di “documenti” a ‘flussi di dati’. Dal prossimo anno le fatture saranno tutte uguali, nello stesso formato, in elettronico: un’opportunità per le imprese di digitalizzare anche altri documenti, come ordini, conferme d’ordine e ddt, con un recupero fino all’80% degli attuali costi amministrativi dedicati ad approvazioni, riconciliazioni e controlli. Un impatto molto profondo per la singola impresa, un grande cambiamento per l’intero Paese”.
I benefici della fatturazione elettronica – tra imprese e verso la PA – e, più in generale, quelli della Digitalizzazione di tutti i processi di relazione con clienti e/o fornitori, emergono evidenti dalle ricerche dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e eCommerce B2B della School of Management del Politecnico di Milano.
A raccontare questo impatto i numeri dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica del Politecnico di Milano, secondo cui il beneficio ottenibile passando da un processo tradizionale basato su carta alla Fatturazione elettronica, per organizzazioni che producono/ricevono un volume di fatture superiore alle 3.000 fatture/anno, si assesta tra i 7,5 e gli 11,5 euro a fattura.
Generalizzando ulteriormente queste analisi e provando a trasferirle sull’intero Sistema Paese, la stima del beneficio complessivo legato, per esempio, all’obbligo di Fatturazione elettronica verso la PA, ammonta (a regime) a circa 1 miliardo e 500 milioni di euro all’anno: 1 miliardo lato PA e il resto risparmiato dalle imprese che ne sono i fornitori.
“Il vero valore della fatturazione elettronica non è quello di poter inviare fatture senza passare dalla posta cartacea e dal postino – ha puntualizzato Catti – bensì quello di stimolare le imprese a emettere, ricevere e gestire documenti transazionali di business in formato elettronico elaborabile”.
Restando nell’ottica del Sistema Paese, l’estensione dei principi ispiratori della fatturazione elettronica a tutti i documenti del ciclo dell’ordine, sempre nelle relazioni tra imprese e PA, porta a stimare un risparmio conseguibile di 6,5 miliardi di euro/anno.
“E l’ipotesi, avveniristica ma non certo impraticabile – ha concluso Catti – di estendere questo modello a tutte le relazioni commerciali del nostro Paese, consente di inquadrare un beneficio raggiungibile misurabile in circa 60 miliardi di euro/anno”.