E-health: non solo cure mediche, la sfida è anche sociale

Nella sanità del futuro è fondamentale la risposta socio-sanitaria. Integrazione tra ospedali e presidi territoriali la chiave di volta

Pubblicato il 10 Apr 2015

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Nella Sanità l’integrazione tra la risposta sociale e quella sanitaria – come è stato scritto nel libro bianco “Telemedicina: dal dire al fare“ del Club Dirigenti Tecnologie dell’Informazione Cdti di Roma grazie al contributo di Mario Pantaloni e Amalia Vetromile – può contribuire alla diffusione e alla stabilizzazione di un nuovo modello assistenziale, sostenendo la diffusione di una cultura dell’invecchiamento in tema di autonomia e di assistenza all’anziano che vada verso il superamento della frammentazione degli interventi e il raggiungimento di un sistema che coinvolga le famiglie, il Sistema Sanitario Nazionale, le Aziende Sanitarie, gli Enti Locali (Regioni, Comuni, Municipi), i Medici di Medicina Generale, le cooperative sociali, i produttori di tecnologie. Occorre rendere operativo l’obiettivo dell’integrazione socio-sanitaria in ogni sede, in ogni dibattito, in ogni documento, in ogni normativa vecchia e nuova. Segnalo quindi diverse iniziative – della stampa, degli enti locali e delle strutture ospedaliere – che, con diverse ottiche, rafforzano la necessità di tale integrazione.

Un articolo appena riportato su Popular Science del 1 Aprile 2015 conferma che: “Le esperienze di solitudine ed isolamento sociale possono portare ad un uso più frequente delle risorse sanitarie, soprattutto nel caso degli anziani. Un recente studio ha, infatti, riscontrato che la frequenza delle visite mediche risulta particolarmente influenzata dalla solitudine cronica e suggerisce che l’identificazione di interventi per gli anziani più soli possa ridurre significativamente le visite mediche ed i costi sanitari.

Secondo lo studio, benché la solitudine provata in un singolo momento nel tempo non sia correlato allo sfruttamento delle risorse sanitarie, un sentimento di solitudine prolungato per alcuni anni risulta significativamente associato ad un aumento del numero di visite mediche. Secondo i ricercatori, si tratta di un fenomeno abbastanza normale in quanto nel corso degli anni si tende a costruire una relazione con il proprio medico e quindi fare una visita diviene come andare a trovare un amico. Ovviamente, ciò non accade con i ricoveri ospedalieri, in quanto questi implicano una richiesta del medico e il paziente non è sicuro di chi incontrerà una volta arrivato in ospedale. Più del 50% dei partecipanti allo studio ha riportato sentimenti di solitudine ed essi sono risultati associati a maggiori problemi con le attività quotidiane e a sintomi depressivi. La solitudine dell’anziano è facilmente prevenibile e con costi inferiori rispetto ad altre malattie croniche. Con semplici interventi come chiamate telefoniche o visite domiciliari è possibile infatti evitare uno sfruttamento non necessario delle risorse sanitarie ed ulteriori spese che gravano in ultima analisi sull’intera società. (American Journal of Public Health, 2015; e1)”.

Nel libro bianco della Regione Lombardia sullo sviluppo del sistema sociosanitario in Lombardia, il tema della integrazione diventa “il secondo principio fondamentale il quale interpreta la rivoluzione che sta investendo i sistemi più evoluti, sia dal punto di vista medico sia soprattutto da quello antropologico: il passaggio dalla “cura” al “prendersi cura”, dal “to cure” al “to care”, per dirla con gli esperti britannici. La via per una Sanità del futuro passa attraverso il superamento della mera logica di intervento d’urgenza o a posteriori, a favore di un’ottica di accompagnamento della persona, anche attraverso la prevenzione, la valutazione delle necessità del singolo cittadino e dell’ambiente familiare in cui vive e invecchia. Per ottenere questo risultato è necessario procedere a una migliore e maggiore integrazione sul territorio delle strutture sanitarie con i servizi alla persona, attraverso nuovi modelli assistenziali e nuovi modelli organizzativi pensati per migliorare il rendimento del sistema e investire nella promozione della salute”.

Infine, ma non meno importante, ho evidenza diretta che tante strutture ospedaliere si sono rese conto di come l’assistenza del paziente, spesso anziano, spesso fragile, non può essere solo di tipo sanitario, viene data anche la massima attenzione alla integrazione socio sanitaria. Sinora il paziente dimesso dopo un ricovero ospedaliero non era più seguito, ora il paziente viene invece classificato e se ha specifiche esigenze di cura viene indirizzato alla struttura territoriale sanitaria più adeguata, e nel caso in cui il paziente vive solo viene segnalato ad una associazione piuttosto che alla istituzione che se ne possa prendere cura. Iniziative del genere appaiono ancora di più meritevoli di segnalazione. Me ne farò volentieri carico.

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