Tradurre le evidenze scientifiche in pratiche cliniche. Parte da questo presupposto il nuovo network di collegamento tra dipartimenti di radioterapia italiani ideato per condividere conoscenze e percorsi di ricerca in campo oncologico. “Ma i settori di applicazione di Romeo (Radiation oncology meta campus organization), è questo il nome del network, sono davvero molteplici. Occorre perseguire il confronto multicentrico”, spiega a CorCom il professor Vincenzo Valentini, direttore del centro Gemelli Art (Advanced radiation therapy) di Roma e direttore della scuola di specializzazione in radioterapia oncologica dell’università cattolica del Sacro Cuore.
È lui l’ideatore di questo progetto che, nato per iniziativa della stessa università – ma alla fase iniziale hanno partecipato anche gli atenei di Bologna, Perugia e Chieti, congiuntamente alle unità di radioterapia degli ospedali di Rieti, Nuoro e il centro tumori di Aviano – è realizzato in videoconferenza grazie al servizio fornito da Join, provider italiano di riferimento nell’ambito del cloud conferencing. Tra gli obiettivi c’è l’elaborazione di una serie di approfondimenti scientifici, che verranno raccolti in formati elettronici per creare veri e propri saggi comprensivi dei video registrati durante le videoconferenze.
Con quale risultato? “Ognuno degli incontri sarà trasformato in un prodotto multimediale da condividere con medici e ricercatori”, replica Valentini, convinto che, soprattutto i giovani specializzandi, “debbano acquisire un senso critico in merito alle pubblicazioni scientifiche. Questo approccio rappresenta un importante bagaglio professionale”. Ma l’altro obiettivo del network Romeo è la standardizzazione delle modalità di trattamento dei centri di radioterapia, che adotteranno procedure condivise per fornire servizi più efficaci ai pazienti.
“Le conoscenze nel campo oncologico e delle alte tecnologie stanno crescendo velocemente. Ogni giorno ne raccogliamo una quantità così rilevante che sfida le capacità di sintesi di ogni singolo professionista. Ognuno di noi, infatti, ha una capacità critica limitata”, riprende Valentini, secondo il quale “declinare lo sforzo di comprensione delle nuove conoscenze in una modalità fattibile è stata la prima motivazione per creare questo network”.
Quindi il direttore del centro Gemelli Art porta un esempio particolarmente esplicativo: “Se nei meeting è utile incontrarsi di persona, emergono una quantità di attività scientifiche dove i professionisti si incontrano per elaborare nuove idee di ricerca o confrontarsi sulle evidenze acquisite. Svolgerle di persona nel medesimo luogo ha un costo in termini di tempo, spese di viaggio e soggiorno. Il vantaggio delle videoconferenze è che tutto questo si può condurre a distanza con un’ottimizzazione dei tempi e un risparmio considerevole”.