E- procurement leva di ripresa economica. L’indagine condotta da Promo PA Fondazione in collaborazione con Jaggaer, ha analizzato il mercato delle tecnologie di e-procurement alla luce anche delle novità introdotte dal decreto Cura Italia che mirano ad agevolare l’accesso ai servizi digitali entro la fine dell’anno come leva di ripresa e di sviluppo delle regioni italiane.
Le stazioni appaltanti del mondo pubblico intervistate, le 50 più grandi, sottolineano nella quasi totalità l’importanza di costanti e ingenti investimenti da parte degli operatori economici, per fronteggiare l’innovazione normativa mantenendo alti gli standard di sicurezza delle piattaforme e dei dati, per coprire tutti gli ambiti di rischio. Anche da un punto di vista organizzativo interno, le stazioni appaltanti non cercano competenze manageriali e informatiche per le nuove soluzioni integrate e raramente selezionano nuovo personale o scelgono di formare quello esistente per gestirle al meglio.
E tuttavia, l’analisi puntuale di 29 recenti bandi pubblici sui 5 parametri fondamentali – solidità finanziaria, standardizzazione, sicurezza, certificazioni e soluzioni verticali – rivela che in quasi tutti i documenti analizzati non è richiesto alcun requisito finanziario sulla solidità dell’operatore economico, né della sua capacità di fare investimenti nel tempo. E solo in pochi casi, si individuano richieste relative a precedenti esperienze nel settore. Ma anche l’elencazione dei requisiti funzionali tende al generico ed è poco dettagliata, lasciando un ampio margine di manovra agli offerenti, mentre limitatamente ai requisiti tecnici, si pone attenzione all’interoperabilità delle piattaforme e al dialogo con i sistemi Anac. Circa il 60% si dichiara soddisfatta delle scelte operate, mentre un terzo dei rispondenti lamenta la mancanza di servizi a valore aggiunto e la metà, invece, riscontra problematiche sul sistema qualità.
La ricerca ha evidenziato che la preoccupazione per la sicurezza delle piattaforme rimane medio alta e nella scelta della piattaforma ci si è affidati per lo più (45%) alla reputazione del provider, anche se significativa è la quota di coloro che richiedono la certificazione (38%). La maggioranza delle stazioni appaltanti (60%) ritiene che la certificazione ISO 27001 sia adeguata ai bisogni attuali e per il 70% la quota più opportuna di investimenti da destinare all’innovazione tecnologica sia pari al 20% del fatturato annuo. Infine il 70% si ritiene mediamente soddisfatto delle scelte operate fin qui con un solo 3% molto soddisfatto, e un largo 20% che esprime invece la propria insoddisfazione per le soluzioni impiegate.
“La leva prevalente all’acquisto di piattaforme rimane l’obbligo normativo (oltre il 60%) – afferma Annalisa Giachi, responsabile della ricerca per Promo PA Fondazione – a conferma che troppo spesso ancora le stazioni appaltanti si accingono agli acquisti di piattaforma senza conoscere in modo adeguato il mercato e valutare i rischi connessi alla scelta dei fornitori”.
“Il mercato delle soluzioni di e-procurement richiede grandi capacità di investimento e innovazione ai provider, per assicurare ai clienti pubblici soluzioni sempre in linea con i requisiti di legge e con i progressi della tecnologia; se da un lato è apprezzabile lo sforzo del Decreto Cura Italia, che prevede, all’articolo 75, un iter semplificato per acquistare beni e servizi informatici, dall’altro lato, occorre che le pubbliche amministrazioni siano consapevoli dell’importanza di alcuni fattori, quali la sicurezza dei dati, l’affidabilità finanziaria delle aziende, l’assistenza tecnica e molto altro, quando scelgono una piattaforma – spiega Mario Messuri, General Director e VP South Europe di Jaggaer – Il servizio pubblico non può permettersi interruzioni di servizio o ritardi, tanto nella quotidianità ordinaria quanto nelle situazioni di emergenza come queste, che richiedono tempismo e prontezza per fronteggiare nell’interesse pubblico le occorrenze: l’e-procurement è sempre più cruciale a garantire la Business Continuity tanto nel pubblico quanto nel privato”.
Alcune pubbliche amministrazioni si stanno comunque muovendo e sono soprattutto le centrali di committenza regionali ad essere più consapevoli della necessità di dotarsi di strumenti adeguati per valutare i rischi di fornitura e l’affidabilità dei provider.