Ecco Netflix, sarà vera gloria?

L’avventura italiana è in salita. E non solo per la modesta penetrazione del broadband rispetto ad altri Paesi o per la scarsa propensione degli italiani ad utilizzare Internet. Il vero ostacolo non sono le infrastrutture. La partita principale si giocherà su due fronti: convincere i giovani e conquistare gli abbonati alla pay tv

Pubblicato il 23 Ott 2015

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Netflix è arrivata in Italia. Buona ultima tra i principali Paesi europei visto che il gruppo di streaming tv americano è già presente in Gran Bretagna, Paesi nordici, Germania, Francia. Con alterne fortune, a dire il vero. Ai successi inglese (4,5 milioni di utenti), olandese (1,2 milioni di abbonati) e del Nord Europa in generale, fanno da contraltare gli ancora magri risultati in Francia (750.000 abbonati) e Germania (650.000). Non è una marcia trionfale per la tv on demand che vanta poco più di 60 milioni di utenti, di cui 40 concentrati negli Usa.

Sono proprio questi numeri a giustificare la necessità di espansione internazionale del gruppo californiano per assicurarsi una massa critica di clienti capace di supportare i costi di acquisizione dei diritti e di produzione delle serie, piatto forte di Netflix. Anche a costo di intaccare la redditività ed abbattere l’utile, come mostrano i risultati dell’ultima trimestrale.

L’avventura italiana è in salita. E non solo per la modesta penetrazione del broadband rispetto ad altri Paesi o per la scarsa propensione degli italiani ad utilizzare Internet. Sono sì handicap, ma non incolmabili, anche in considerazione dell’accelerazione degli investimenti degli operatori e del piano ultrabroadband del governo.

Il vero ostacolo di Netflix non sono le infrastrutture. La sua partita principale si giocherà su due fronti: da un lato portare i giovani che snobbano la televisione a fruire dei suoi programmi a pagamento in logica multidevice; dall’altro convincere una fetta consistente dei 7,5 milioni di italiani abbonati ad una pay tv satellitare o via etere a “tradire” il proprio broadcaster e passare da una modalità di fruizione basata su palinsesti più o meno flessibili a una visione streaming on demand.

Netflix sa benissimo che non può fare da sola. Gli accordi con Telecom Italia e Vodafone sono orientati ad ottimizzare la distribuzione dei contenuti. L’intesa con Rai per coprodurre il serial Suburra testimonia la consapevolezza di un altro punto debole: la scarsa quantità di contenuti in italiano può rivelarsi un ostacolo grave in un Paese dove l’inglese lo sanno in pochini.

Il tempo dirà se Netflix avrà o meno successo. Comunque sia, il suo arrivo segna l’inizio di un era: quella dello scontro fra broadcaster e distributori di contenuti over-the-top. È la web revolutio, bellezze.

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