Tre consumatori su quattro scelgono cosa comprare informandosi su Internet. Ma poi il 90% del totale porta a termine gli acquisti in un negozio fisico, senza utilizzare l’e-commerce. Sono i risultati della ricerca presentata al Retail Summit 2017, in corso a Stresa, dall’amministratore delegato di EY in Italia, Donato Iacovone.
Dallo studio emerge anche che i retailer italiani, pur riconoscendone l’importanza, ancora non riescano a generare sufficienti ricavi dal canale online, tenuto conto anche che quest’ultimo presenta in media costi più elevati rispetto al punto vendita e una maggiore complessità di gestione.
Otto retailer su 10 non considerano il digitale come una strategia per vendere di più, e il 91% degli intervistati utilizza il digitale per migliorare la conoscenza dei clienti attuali, tramite forme on line di arricchimento delle informazioni che possono essere sfruttate sui canali “tradizionali”. Il 77% degli intervistati, inoltre, considera il digitale uno strumento utile per intercettare nuovi consumatori che prima non erano “vicini” ai marchi, il 45% per generare traffico all’interno dei negozi, sfruttando una chiara strategia multicanale.
“Il retail italiano sta crescendo – spiega Iacovone – Il mercato presenta scenari incoraggianti, trainato dal settore del food e del fashion. La crescita del settore del lusso nei prossimi due anni si aggira su un potenziale +13% anche e soprattutto grazie al made in Italy, traino dell’espansione dei retailer italiani all’estero, realizzata seguendo il modello del franchising. La presenza di catene italiane all’estero è ancora inferiore rispetto a quella delle catene straniere, ma il trend ha iniziato a progredire a doppia cifra anno su anno”.