IL REPORT

E-commerce, la pandemia “attiva” le Pmi. Ma solo il 9% è già pronto

Anche se resta esigua la precentuale di imprese che fa ricorso all’online, l’emergenza sanitaria sta imprimendo una forte accelerazione: il 35% sta valutando l’apertura di una piattaforma digitale. Moda e tecnologia i settori all’avanguardia, nel Nordest le aziende più interessate. La fotografia scattata da Banca Ifis in collaborazione con Format Research

Pubblicato il 08 Apr 2021

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Meno di una Pmi italiana su 10 vende on line i propri prodotti, ma sono molte quelle che si preparano per debuttare nell’e-commerce: il 35% sta valutando l’apertura di una piattaforma digitale entro i prossimi 12 mesi. Tra queste aziende, il 6% ne reputa altamente probabile l’adozione entro il 2022. A queste si aggiunge un 2% di imprese che sta già lavorando allo sviluppo di un canale di vendita digitale.

La fotografia è scattata dall’osservatorio Market Watch Pmi, con una survey realizzata dall’Ufficio Studi di Banca Ifis in collaborazione con Format Research su un campione rappresentativo di oltre 600 imprese italiane.

Tre i settori all’avanguardia: l’agroalimentare (19%), la moda (16%), la chimica-farmaceutica (16%). Le percentuali, per ora esigue, sono in crescita per effetto della pandemia e delle sue restrizioni: il 26% di chi utilizza sistemi di vendita online, infatti, li ha adottati negli ultimi 12 mesi per continuare la propria attività distributiva mentre le misure di contenimento dei contagi impedivano l’apertura di uno store fisico.

L’approccio delle Pmi all’e-commerce

Tra le  imprese italiane l’e-commerce rimane un’innovazione recente: il 43% lo ha introdotto come servizio solo dopo il 2017. Questo significa che meno di una su tre lo utilizza da almeno cinque anni. La decisione di avviare una piattaforma di vendita digitale viene motivata nel 57% dei casi dalla volontà di diversificare i canali di acquisto, un argomento utilizzato soprattutto dalle aziende che operano nella moda, nella tecnologia e da quelle attive a Nordest. La seconda ragione è per rispondere a una richiesta del mercato (53%), un’istanza che si registra maggiormente nella chimica-farmaceutica, nella logistica, nella meccanica e nella manifattura. I ricavi dell’e-commerce valgono oggi circa il 9% del fatturato complessivo di una Pmi, un dato che per 6 imprese su 10 è in aumento rispetto a quello generato nel 2019. Il 75% dei ricavi proviene dal mercato domestico e il 32% da clienti business, a conferma del fatto che il commercio digitale può essere interessante anche in ottica B2B.

Risorse umane e sostenibilità

Il 39% delle Pmi che ha attivato un canale di vendita digitale ha investito nella formazione di risorse già interne all’azienda per gestirlo, una su cinque ha assunto personale ad hoc, mentre l’85% si è rivolta ad operatori specializzati per la gestione della logistica. Il 39% ha scelto poi di affiancare a un proprio applicativo anche un marketplace esterno: nel 64% dei casi si tratta di Amazon, nel 22% di Alibaba. Importante anche la sostenibilità ambientale, segnalata dal 63% delle PMI come un punto di attenzione. Per rispondere a questa esigenza, il 36% delle aziende ha ridotto la quantità di materiali impiegati destinati all’imballaggio, il 30% ha scelto packaging riciclati o riciclabili.

E-commerce, vantaggi e difficoltà per le imprese

A spingere le Pmi italiane verso l’e-commerce ci sono la volontà di diversificare i canali di vendita (60%) e la necessità di andare incontro a specifiche richieste da parte della clientela (58%)ma il 29% delle aziende che sta valutando di adottare il commercio digitale ha spiegato che la ragione principale è “rendere più semplice l’attività di vendita a clienti esteri”. Quali sono le difficoltà che incontrano le aziende che investono sull’e-commerce? Due su tre lamentano problematiche legate all’aggiornamento dei sistemi informativi e della dotazione tecnologica. Per il 45% le difficoltà nascono dalla gestione del magazzino, il 42% fatica a formare il personale demandato a occuparsi del servizio, il 38% segnala problematiche nella certificazione della sicurezza dei pagamenti on line.

A frenare le Pmi c’è tuttavia un’evidenza: ben l’80% non ritiene la vendita online il canale adatto per la propria offerta di prodotto. Costituiscono un ostacolo anche le difficoltà logistiche (15%), i costi di implementazione elevati (9%) e la mancanza di competenze interne all’azienda (8%).

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