LA DENUNCIA

E-commerce, l’allarme dei consumatori: “A rischio il 60% dei prodotti”

Non conformi alle normative Ue su sicurezza e tutela della salute, secondo un’inchiesta di Altroconsumo: “Il governo prenda provvedimenti”

Pubblicato il 25 Feb 2020

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Dispositivi elettronici, ma anche gioielli, cosmetici. E soprattutto prodotti per bambini. Sono queste le merci più a rischio vendute online secondo Altroconsumo che insieme ad altre organizzazioni europee di consumatori pubblica i risultati di inchieste condotte su 250 prodotti acquistabili sui principali siti di e-commerce: Aliexpress, Amazon, eBay, LightInTheBox e Wish.

Complessivamente due acquisti su tre (il 66%) sono risultati non conformi alla normativa europea, con rischi per la salute e per la sicurezza di chi li utilizza. Per questo l’associazione invia una segnalazione al ministero dello Sviluppo Economico e il ministero della Salute affinché “vengano presi provvedimenti – scrove Altroconsumo – per la tutela e la corretta informazione dei consumatori”.

Carica-batterie nel mirino

Secondo l’indagine su 12 carica-batterie Usb, 12 powerbank e 12 adattatori da viaggio, 26 prodotti su 36 sono pericolosi, possono dare la scossa o causare incendi. “In 9 giocattoli per bambini su 29 (31%) – scrive Altroconsumo – sono state trovate quantità illegali di ftalati (fino a 200 volte il limite legale)”. L’88% capi d’abbigliamento per bambini testati non rispettavano gli standard europei, con possibili rischi per la salute e l’incolumità. Bocciati al test palloncini, kit per sbiancare i denti, rilevatori di fumo e monossido di carbonio e caschi.

Questo perché, fa sapere l’associazione, “le piattaforme di e-commerce, ponendosi nella posizione di semplici intermediari, sfruttano spesso una scappatoia legale che li esonera da qualsiasi responsabilità – che resta solo al fornitore originale – per quanto riguarda la sicurezza dei prodotti che vendono. Esse sono tenute a livello normativo solo a rimuovere ‘rapidamente’ i prodotti non sicuri dai loro cataloghi quando ne sono informati. La legge resta ambigua visto che non vi è alcun limite di tempo specificato”.

“L’attuale quadro normativo non è in grado di dare la giusta tutela, in termini di sicurezza, ai consumatori – dice Ivo Tarantino, responsabile relazioni esterne Altroconsumo -: da un lato, le piattaforme non riescono a impedire la vendita di prodotti non sicuri e a rimuoverli tempestivamente quando sono già in vendita, dall’altro, le autorità non riescono a garantire una sorveglianza adeguata e un’applicazione efficace delle norme”.

L’associazione chiede alle istituzioni “che ci sia una presa di responsabilità concreta e congiunta da parte di tutti gli attori coinvolti” e auspica “di essere partner di questo processo”.

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