IL REPORT

E-commerce, nel primo trimestre 2023 spediti 160 milioni di pacchi

I dati del Delivery Index di Netcomm: a trainare le vendite è il Fashion&Sport, che totalizza circa un quarto del volume totale. Poi Informatica ed elettronica ed Health&Beauty. Il presidente Roberto Liscia: “Incentivare la creazione di punti di ritiro su tutto il territorio”

Pubblicato il 11 Mag 2023

E-commerce: pc portatile con carrello virtuale

Nei primi tre mesi del 2023 gli acquisti online hanno generato in Italia la spedizione di 160labor milioni di pacchi. Uno su quattro, rispetto al totale, è riferibile al comparto Fashion&Sport, con a seguire informatica ed elettronica (18%) e Health&Beauty (16%). Quanto ad Editoria, Home (arredamento e home living) e Food&Grocery, non raggiungono il 10% del volume complessivo. La maggior parte delle consegne, circa il 27,1%, si è registrato nel Nord-Ovest del Paese, seguito dal Sud (23,2%), dal Nord-Est (20,6%) e dal Centro (18,9%), mentre nelle isole la percentuale scende al 10,1%.

Sono i dati principali che emergono dal Delivery Index pubblicato da Netcomm, il consorzio del commercio digitale in Italia, da cui emerge anche che i resi rappresentano il 5,4% delle spedizioni complessive. L’obiettivo del delivery index è di monitorare mensilmente i volumi delle spedizioni e-commerce in Italia, analizzando le esigenze e i comportamenti dei consumatori e integrando i dati degli operatori del settore, a partire da Poste Italiane, che ha colato a questa prima edizione dell’index.

Punti di ritiro: una rete insufficiente?

“Negli ultimi anni, l’assenza di informazioni sui movimenti di pacchi generati dagli acquisti online degli italiani ha costituito un ostacolo alla piena comprensione del mercato nazionale – afferma Roberto Liscia, presidente di Netcomm – ll Delivery Index è la prima ricerca in Italia a promuovere la condivisione di dati sulle spedizioni eCommerce tra gli operatori del settore, fattore cruciale per ottenere risultati rappresentativi dell’intero mercato eCommerce italiano.

Una delle prime evidenze che emergono da questi dati è, per esempio, la stretta relazione tra la scelta dei consumatori rispetto alla modalità di consegna e la capillarità dei punti di ritiro, più fitta nei centri urbani maggiormente abitati. Questa frattura tra grandi città e piccoli centri nella possibilità di accedere a diverse opzioni di consegna evidenzia la necessità di incentivare lo sviluppo di accordi e infrastrutture per la realizzazione di punti di ritiro su tutto il territorio, che portano benefici sia economici sia ambientali.

Infatti, da una parte, sono essenziali per venire incontro alle diverse esigenze dei clienti dando così un ulteriore impulso alla crescita del commercio multicanale – conclude Liscia – e dall’altra, le spedizioni in un punto di ritiro consentono di raggruppare un maggior numero di ordini in un’unica consegna, ottimizzando il numero di viaggi e diminuendo, di conseguenza, il consumo di carburante”.

Le modalità di consegna

La modalità preferita per le consegne, secondo l’index di Netcomm, è l’Home Delivery, scelto dall’85% degli utenti, mentre solo il 15% preferisce punto di ritiro come locker, negozi del brand, uffici postali o sedi del corriere.  I soggetti con meno di 24 anni e che vivono in una città con più di 100.000 abitanti sono quelli più orientati verso il ritiro delle spedizioni in un luogo terzo.

Quanto ai tempi medi di consegna, variano tra i 3,5 o 3,3 giorni a seconda che si tratti di una consegna a domicilio o di un ritiro in luogo terzo. I temi maggiori, fino ad arrivare a una media compresa tra i 4 e i 4,6 giorni, sono quelli irchiesti dalle spedizioni di Fashion&Sport, mentre per il Food&Grocery si scende a una forbice tra gli 1,9 e i 2,4 giorni.

Un aiuto “data driven” per i player della logistica

“Queste prime evidenze, che presenteremo ufficialmente a Netcomm Forum, il prossimo 17 maggio, forniscono già una panoramica utile e un criterio data-driven che può aiutare operatori logistici e merchant a orientarsi nelle decisioni commerciali – conclude Roberto Liscia – Non solo: costituiscono anche un asset importante affinché le istituzioni abbiano gli elementi per valutare gli ambiti che necessitano di maggiori investimenti per garantire uno sviluppo omogeneo del settore del digital retail in tutte le aree del nostro Paese. Questa è la chiave per garantire elevati standard nei servizi ai consumatori e, in ultima analisi, per promuovere la crescita economica e la competitività delle imprese italiane”.

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