IL RAPPORTO ICE

Export made in Italy, puntare sull’e-commerce per recuperare la brusca frenata 2020

Stimata una flessione del 12%. Nel 2021 il recupero ma per una spinta decisiva bisognerà puntare sull’innovazione. Riflettori sulle potenzialità per le regioni del Sud

Pubblicato il 28 Lug 2020

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Nel 2020 le esportazioni italiane subiranno una brusca frenata e chiuderanno l’anno in flessione del 12%, a prezzi costanti: è quanto stima l’Agenzia Ice nel rapporto sul commercio estero “L’Italia nell’economia internazionale” realizzato in collaborazione con Prometeia, Istat, Fondazione Masi, Università Bocconi e Politecnico di Milano. Se è vero che per il 2021 si prevede una ripresa del 7,4% e che poi si marcerà ad un ritmo di crescita anno su anno del 5,2% dal 2022, il potenziale del made in Italy resterà comunque “inespresso” se non si saprà sfruttare al meglio la leva e-commerce.

“Le vendite on line costituiscono un mercato che si rivolge a 1,45 miliardi di consumatori nel mondo e cresce a ritmi del 9% all’anno. È pertanto fondamentale l’accesso all’e-commerce per le Pmi. L’export delle regioni del Sud rappresenta solo il 10,3% dell’export nazionale e questo dato è sostanzialmente fermo da 10 anni – sottolinea Carlo Ferro, Presidente dell’Agenzia Ice-. Proponiamo quindi uno studio che quantifica in 17 miliardi di euro il potenziale di export addizionale dalle Regioni del Sud da cogliere nel breve termine e lo declina per settore, mercato di destinazione e regione di provenienza. Il focus sull’innovazione riconosce, infine, l’internazionalizzazione come uno dei fattori chiave per lo sviluppo virtuoso di: finanziamento, innovazione e crescita delle start-up”.

Il Covid-19 segna una brusca frenata facendo “perdere” tre anni al percorso di crescita dell’export italiano, che era in marcia dal 2010. Istat ha previsto per il 2020 un calo del 13,9%, per beni e servizi e la Commissione europea, sempre per beni e servizi, stima una flessione del 13%. D’altra parte, la difficoltà di previsione in questo scenario è evidente nell’ampiezza della forchetta con cui il Wto stima la caduta degli scambi internazionali: un range che va dal 12% al 35%.

Secondo lo studio Ice-Prometeia, la ripresa degli scambi mondiali nel 2021 sarà guidata dall’aggregato degli Emergenti Asia (+10,3% e +8,2% per l’import di manufatti rispettivamente nel 2021 e 2022), Cina in testa. Il maggiore utilizzo dell’e-commerce, in questi Paesi, potrebbe diventare strutturale, agendo da volano per gli scambi, soprattutto nell’ambito dei beni di consumo.

“Più che ragionare sui numeri è ora importante orientare l’azione combinando reazione e visione perché le sfide di oggi si giocano in un contesto globale diverso dal passato – sottolinea Ferro -. Digitale, innovazione e sostenibilità sono le parole chiave per rivolgersi alle nuove generazioni di consumatori globali. Per rispondere all’urgenza del momento e rafforzare il posizionamento strategico del Made in Italy sui mercati di domani è quanto mai importante l’azione di supporto del Sistema Paese. In particolare, per le Pmi che rappresentano oltre il 90% delle imprese italiane e generano oltre il 50% dell’export, ma sono anche, per taglia, le più vulnerabili e, per assetto organizzativo, le meno preparate all’innovazione digitale dei processi”.

La mappa dei marketplace

In occasione della presentazione del rapporto è stata anche presentata la mappatura dei marketplace condotta da BrandOn Group per aiutare le aziende italiane a vendere online e internazionalizzare la propria offerta.

Per la categoria fashion, i marketplace più visitati sono, in ordine, Zalando, Asos, Nyntra, Poshmark, Dafiti, Farfetech, Lamoda, Privalia, Zalora e Spartoo; nell’elettronica, i primi 5 marketplace sono Best Buy, Newegg, G2a.com, Digitec e Game; nell’oggettistica per la casa sono Wayfair, Manomano, Houzz, Conforama, Nature&Découvertes; per la categoria libri sono Barnes and Noble, Abebooks, Zvab, Alibris e Biblio.com.

“La crescente accessibilità ai mercati internazionali che Ice sta agevolando per promuovere il Made in Italy grazie a importanti accordi con i marketplace internazionali è senza dubbio un vantaggio che le imprese devono poter sfruttare al meglio – commenta  Paola Marzario, Presidente di BrandOn Group– È altresì fondamentale che le istituzioni sviluppino programmi di formazione con l’obiettivo di riuscire ad abbassare il tasso di abbandono delle piattaforme digitali a un anno di distanza dalla loro adozione. Prima di tutto, infatti, un’azienda deve approcciarsi al mondo dei marketplace con una prospettiva di lungo periodo, investendo tempo e risorse economiche nell’adozione di soluzioni tecnologiche, nella soluzione di problematiche logistico-operative e nella formazione del personale”.

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