Dopo anni di crescita, nel 2020 il valore del fatturato e-commerce in Italia è stimato in 48,25 miliardi di euro con un -1% sul 2019. A fronte di una crescita del fatturato del settore Tempo Libero, che rappresenta il 48% dei ricavi grazie in particolare al gioco online, all’hobbistica e allo sport, dei Centri Commerciali (+36%), delle Assicurazioni (+6%), dell’Alimentare (+63%), dell’Elettronica (+12%), della Moda (+12%), hanno registrato cali significativi il Turismo (-58%) e gli Spettacoli (-9%), che prima erano settori trainanti. È quanto emerge dal report E-commerce in Italia 2021 della Casaleggio Associati, giunto alla XV edizione, presentato in un evento online in collaborazione con Klarna, Storeden e PonyU e Stripe, sponsor dell’evento. La ricerca evidenzia anche che la pandemia ha portato alla diffusione dell’online tra la popolazione, che a dicembre 2020 ha registrato un + 4,7% rispetto all’anno precedente con un totale di 3,2 milioni di nuovi utenti. Le nuove aziende che hanno deciso di dedicarsi al commercio online sono cresciute del 50% . Inoltre il 68% delle aziende intervistate da Casaleggio Associati ha dichiarato che il 2020 si è chiuso con un incremento del fatturato, solo il 20% ha perso terreno mentre il 12% è riuscito a mantenerlo stabile.
“La pandemia ha portato una fortissima accelerazione nelle vendite online – spiega Davide Casaleggio, CEO e Partner della Casaleggio Associati – da una parte una nuova potenzialità con un incremento del numero di persone connesse e quindi di potenziali clienti, dall’altro le aziende hanno capito l’importanza del mezzo, in alcuni momenti unico canale per poter continuare a lavorare. Le abitudini sono cambiate e le aziende si sono adeguate e hanno investito. Basti pensare che oltre 2 milioni di persone hanno acquistato online per la prima volta lo scorso anno. Tutte queste persone non torneranno più indietro. Se il 2020 è stato l’anno dell’accelerazione, il 2021 porterà un assestamento, per poi registrare una svolta nel 2022”.
Di fronte al boom delle vendite online le aziende hanno dovuto riorganizzarsi e trovare il modo di posizionarsi sul mercato – spiega Casaleggio associati – Nel corso dell’ultimo anno ci sono state diverse acquisizioni in ambito e-commerce, sia in Italia che all’estero, spesso mirate ad espandere il proprio canale online in ottica di omnicanalità (per esempio Nestlè ha comprato Freshly, mentre Campari ha acquisito Tannico). Nel 2020 e nella prima parte del 2021 numerosi player si sono aggregati nel modello della federazione o corporazione, talvolta anche in modalità cooperativa, creando piattaforme e brand che consentono di presentarsi sul mercato con maggiore forza. Questo modello consente agli esercizi di prossimità di essere presenti online anche laddove gli sforzi individuali non lo consentano, di ottimizzare la presenza, il marketing, la comunicazione e la gestione logistica e ha consentito a diverse aziende di resistere e prosperare in un momento di difficoltà, nonché di contrapporsi, almeno in parte, all’avanzata dei marketplace.
Dalle interviste è emerso inoltre che il 45% delle aziende vende sul marketplace, mentre il restante 56% non utilizza questi canali. Per il 32% delle aziende che vendono utilizzando marketplace, questi incidono meno del 10% sul fatturato. Per il 19% delle aziende incide dall’11 al 25%, il 17% parla di un incremento tra il 26 e il 50% mentre per un altro 17% l’incidenza è tra il 51 e il 75%. Il 15 % ha un’incidenza maggiore al 75%. Amazon è il marketplace più utilizzato dalle realtà italiane, seguito da Ebay e Facebook Marketplace.
“Se i marketplace rimangono la prima scelta delle aziende italiane – continua Casaleggio – va sottolineato come la modalità di federazione abbia portato alla creazione di Local Marketplace grazie alla riscoperta da parte dei consumatori dei negozi di quartiere”. Ma questa nuova modalità di acquisto ha portato a dover riflettere su un tema strategico per il futuro del paese: la logistica e le infrastrutture. “L’incremento del servizio ha portato a una saturazione del settore – spiega Casaleggio – Le spedizioni generate dall’e-commerce durante il lockdown sono aumentate del 103% e del 68,5% nel post lockdown. Questo ha portato a grandi investimenti da parte dei privati ma anche a un mancato riconoscimento della shipping neutrality, ossia la garanzia dello stesso trattamento da parte degli operatori della logistica e delle spedizioni nei confronti di tutti i player e-commerce”.
“Nel 2020 tanto le aziende quanto gli utenti hanno spinto maggiormente sul social commerce ed è un tendenza che si rafforzerà – spiega Luca Eleuteri, co-founder di Casaleggio Associati -. Coinvolgere gli utenti portandoli all’acquisto e trasformandoli in ambassador di un prodotto, in una piattaforma ricca di distrazioni come quella del social media, non è così banale”.