Il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, tramite il pronunciamento del comitato per gli investimenti stranieri negli Usa, alza un muro contro l’acquisizione di Moneygram da parte di Ant Financial Sevice, società controllata dal colosso cinese dell’e-commerce Alibaba. Una bocciatura, come avviene sempre nei pronunciamenti del Cfius, basata essenzialmente sulla valutazione delle conseguenze dell’operazione per la sicurezza nazionale statunitense.
L’operazione da 1,2 miliardi di dollari era stata annunciata un anno fa, e avrebbe consentito a Jack Ma di mettere le mani su un operatore chiave nel campo dei trasferimenti di denaro, per il quale il fatto che il deal sia sfumato sul rettilineo finale ha causato forti perdite in borsa, arrivando a toccare un -6,8% nell’afterhour.
“L’ambiente geopolitico è cambiato considerevolmente dal primo annuncio della transazione proposta con Ant Financial circa un anno fa – afferma in una Alex Holmes, numero uno di Moneygram, ufficializzando di fatto che la trattativa sia ormai saltata – Malgrado i nostri migliori sforzi per lavorare con cooperazione con il governo Usa, è ora diventato chiaro che il Cfius non approverà l’aggregazione”.
La decisione del Tesoro Usa potrebbe a questo punto raffreddare i rapporti tra Jack Ma e il presidente Usa Donald Trump: a ridosso della propria elezione l’inquilino della casa bianca aveva ricevuto Ma nella Trump Tower, definendolo un “grande imprenditore”. In quell’occasione il manager cinese aveva illustrato il proprio piano per la creazione di un milione di posti di lavoro negli Stati Uniti.
Ma lo stop ad Alibaba non è l’unico verso aziende cinesi con mire negli Usa arrivato da Washington: solo pochi mesi fa la casa Bianca aveva detto on al takeover da 1,3 miliardi di dollari per la cessione di Lattice Semiconductor alla Canyon Bridge Capital Partners, finanziata dal governo di Pechino, con l’obiettivo di proteggere le società tecnologiche dallo shopping cinese considerandole come asset strategici nazionali