L’emergenza Covid-19 ha provocato pesanti effetti sul settore del commercio al dettaglio durante tutto il 2020, che ha registrato una flessione media del 5,4% tra gennaio e dicembre. L’unica forma distributiva a segnare una forte crescita è stata il commercio elettronico, con un +34,6% su scala annuale e un +33,8% soltanto nell’ultimo trimestre 2020, mentre i comparti che sono riusciti a resistere alla crisi nel campo dei non alimentari, al di là dell’e-commerce, sono principalmente l’informatica, le tlc e la telefonia. La caduta più pesante è stata quelle registrata dal settore non alimentare, anche a causa del lockdown di primavera, mentre il settore alimentare ha chiuso con il segno più. A scattare la fotografia è Istat con le sue “statistiche flash” dedicate al commercio al dettaglio pubblicate oggi. “Hanno registrato un marcato calo delle vendite nel 2020 sia le imprese operanti su piccole superfici, sia le vendite al di fuori dei negozi – spiega l’Istituto di Statistica – La grande distribuzione ha risentito negativamente dall’andamento del comparto non alimentare”.
Considerando i dati più da vicino, emerge che a dicembre 2020 le vendite al dettaglio hanno registrato un’inversione di tendenza, con un aumento rispetto a novembre del 2,5% sia in valore sia in volume, trainato dalle vendite dei beni non alimentari, con un +4,8% in valore e un +4,5% in volume, e una sostanziale tenuta delle vendite di beni alimentari, che hanno registrato un +0,1% in valore e un +0,2% in volume. Un progresso che però non è servito a riportare in positivo i dati del questo trimestre 2020, in cui le vendite al dettaglio sono diminuite in termini congiunturali dell’1,5% in valore e dello 0,8% in volume. A determinare questo risultato è il calo registrato nei non alimentari (-4,5% in valore e -3,2% in volume), a fronte di una crescita nell’alimentare (+2,4% in valore e +2,2% in volume).
Nello specifico dei beni non alimentari, “si registrano variazioni tendenziali negative per quasi tutti i gruppi di prodotti ad eccezione di dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni, telefonia (+15,3%), utensileria per la casa e ferramenta (+2,3%) e mobili, articoli tessili e arredamento (+0,5%). Le flessioni più marcate – spiega Istat – riguardano abbigliamento e pellicceria (-23,4%) e calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-14,6%).