La comunicazione online prosegue la sua corsa anche nel 2016. È quanto emerge dalla ricerca elaborata da EY e Iab Italia, in collaborazione con Elis e Oracle, sull’indotto economico e occupazionale del digitale italiano con un focus specifico sulla communication 2.0. Un segmento che, inteso nella sua accezione più ampia (dall’adserving alle misurazioni, passando per piattaforme e altri servizi) arriva a misurare 6,5 miliardi di euro nel 2015 (12,3% della spesa digitale complessiva), di cui 2,15 miliardi dall’acquisto di spazi pubblicitari online. La crescita del Digital Advertising e Marketing registrata nel 2015, rileva il rapporto presentato ieri durante l’evento di Roma Iab Events: Grow digital, è del 6%, mentre quella dell’anno precedente era stata dell’11%. Quattro le attività di comunicazione digitale considerate al momento più dinamiche: il programmatic advertising (argomento top per il 51% degli intervistati), mobile (44%), social (37%) e big data (31%).
Le competenze più ricercate in caso di nuove assunzioni in ambito comunicazione seguono tutti questi trend: capacità di gestione dei big data (43%) e di analisi di efficacia delle campagne online (34%), esperienza sui social network (31%), competenze specifiche in programmatic advertising (27%) e Seo/Sem (27%). La tendenza che ne emerge, è dunque quella di portare all’interno della realtà aziendale la gestione diretta ed il controllo di una serie di attività digitali che sono in forte crescita e vengono considerate sempre più strategiche dagli investitori pubblicitari.
“Siamo una Industry giovane e sempre capace di rinnovarsi e la chiave del successo è sicuramente la creatività. Siamo particolarmente orgogliosi di come proprio questo aspetto, eccellenza Made in Italy per definizione, ci permetta di occupare una collocazione importante – ha sottolinea Carlo Noseda, Presidente di IAB Italia -. Ci troviamo infatti tra il settore del Lusso e dell’Automotive e cresciamo a un ritmo superiore rispetto agli altri”.
Le figure professionali più ricercate da questo mercato sono, tutt’altro che casualmente, quelle che sanno conciliare competenze diverse: da un lato le capacità tecniche, utili per l’utilizzo delle nuove piattaforme e la valorizzazione dei dati attraverso algoritmi, dall’altro la capacità di lettura e interpretazione di dati stessi, oltre ad abilità commerciali, per intercettare le nuove opportunità di business che il mercato offre e tracciare traiettorie di innovazione e di crescita.
“È fondamentale investire nella digitalizzazione delle nostre imprese e nella formazione di competenze adeguate, flessibili così come nella creazione e nel rafforzamento delle infrastrutture – commenta Andrea Paliani, Mediterranean Advisory Services Leader di EY -. Bisogna incentivare l’iscrizione alle facoltà Stem (Science, Technology, Engineering, Mathematics), dove l’Italia conta solo il 14% dei laureati dai 20 a 29 anni, contro una media UE del 18%”. Le aziende, sottolinea Paliani, “devono ripensare radicalmente i processi aziendali in ottica digitale, facendo leva sulle opportunità offerte dalla tecnologia”.