Guerra delle news online, The New York Times in campo contro Apple. Previsto per lunedì prossimo il debutto del già annunciato servizio – è stato ribattezzato “Netflix delle notizie” – un ambizioso piano dell’azienda guidata da Tim Cook per distribuire a pagamento contenuti di entertainment e articoli.
Al progetto aderiranno varie testate, da Forbes a Fortune, dal The New Yorker al Time fino al Wall Street Journal. Ma già si registrano due defezioni d’eccezione: quella del Washington Post e del New York Times.
Proprio Mark Thompson, amministratore delegato del New York Times ha messo in guardia da un’operazione del genere: “Affidarsi alla distribuzione di terze parti – ha detto – può essere pericoloso per gli editori che rischiano di perdere il controllo sul proprio prodotto”.
Non solo, “siamo anche preoccupati che i nostri articoli vengano ‘strapazzati’ in una specie di frullatore insieme agli articoli di tutti gli altri”, ha detto a Reuters.
Secondo Thompson gli editori rischiano di fare la stessa fine dei produttori televisivi e cinematografici di fronte alla rivoluzione Netflix: “Se fossi stato a capo di una Tv americana, ci avrei pensato due volte a svendere il mio archivio a Netflix”. Di fatto, la piattaforma streaming ha potuto, proprio grazie alle licenze di Tv e major, “costruire una gigantesca base di abbonati al punto da poter investire 9 miliardi di dollari l’anno facendo in contenuti originali: ma a quel punto, quanto pagheranno i diritti di contenuti ‘d’archivio’?”.
Nel mondo dei contenuti che ha registrato un susseguirsi di grandi merger, Apple è l’ultima azienda ad offrire un servizio di streaming video diretto al consumatore, oltre a un servizio di abbonamento alle notizie, sfruttando la potenza del suo miliardo di dispositivi.
Attraverso il servizio di abbonamento, Apple addebiterà circa 10 dollari mensili per l’accesso a una varietà di contenuti di riviste e giornali, secondo i resoconti dei media. Apple si terrà il 50% delle entrate.
L’anno scorso, il Times ha generato oltre 700 milioni di dollari di ricavi digitali, vicino all’obiettivo aziendale di 800 milioni di vendite digitali annuali entro il 2020. Le entrate pubblicitarie digitali hanno superato le entrate pubblicitarie cartacee per la prima volta nel quarto trimestre del 2018.