L’economia digitale vale il 22% del prodotto interno lordo mondiale. Quanto all’Italia, una decisa spinta allo sviluppo di tecnologie e di fattori abilitanti (infrastrutture, contesto regolatorio, pubblica amministrazione, mercati) potrebbe portare entro il 2020 ad una crescita addizionale del pil del 4,2%, per un valore di circa 75 miliardi di euro. Nel nostro Paese l’economia digitale contribuisce oggi al 18% del pil, contro il 33% degli Usa, il 31% del Regno Unito e il 29% dell’Australia. La Penisola si posiziona decima – tra le 11 nazioni del mondo analizzate dal rapporto Accenture – rispetto al peso dell’economia digitale sul pil, ma è tra i paesi con le più grandi opportunità di crescita se riuscirà a ottimizzare le sue risorse digitali. Quanto alle prospettive “globali” di crescita, l’ottimizzazione di competenze e tecnologie digitali potrebbe dare nei prossimi quattro anni una spinta da 2 trilioni di dollari alla produzione economica. Sono i dati che emergono dal rapporto “Digital Disruption: the Growth Multiplier“, diffuso al World econoic forum di Davos da Accenture.
“Aumentare significativamente il contributo dell’economia digitale al pil del nostro Paese riallineandolo a quello dei principali paesi industrializzati rappresenta una leva di crescita per l’Italia non ancora sfruttata adeguatamente – commenta Marco Morchio, Accenture strategy lead per Italia, Centro Europa e Grecia – Fare uno scatto in avanti ora, dando una precisa allocazione alle priorità del Paese attraverso uno sviluppo mirato delle componenti digitali in ambito infrastrutturale, regolatorio, di competenze e di investimenti industriali, darebbe molte chance di crescita strutturale sia per le imprese che per l’occupazione”.
L’economia digitale, si legge in una nota di Accenture, è più grande di quanto si immagini: investire in questo ambito significa non solo far crescere il valore del digitale stesso, ma anche generare benefici per l’intera economia attraverso un effetto moltiplicatore che innesca un circolo virtuoso su aziende e società. Per avvantaggiarsi del digitale, l’Italia dovrebbe indirizzare il 60% del suo impegno supplementare nella crescita digitale verso una migliore applicazione di tecnologie e un 40% nella spinta allo sviluppo dei cosiddetti “fattori abilitanti”, come la facilità di accesso ai finanziamenti e il livello di apertura del contesto normativo.
“Gli alti tassi di crescita registrati da tante aziende digitali possono diventare una realtà anche per gli operatori delle industrie tradizionali, che, applicando modelli di piattaforma, creeranno un ecosistema di partner e clienti in cui potranno offrire nuovi servizi a valore aggiunto – sottolinea Bruno Berthon, managing director, Accenture Strategy – Prima di investire massicciamente nella formazione di partnership in grado di produrre nuovo valore, le aziende devono modellare le loro strategie di piattaforma e definire il loro ruolo di leader o partecipanti”.