Per Emc la parola d’ordine non cambia. “Soltanto – come spiega Dario Regazzoni, presales manager della società – se prima si parlava solo di virtualizzazione dei server oggi si deve virtualizzare tutto. Le reti ma anche lo storage”.
Davanti alle centinaia di persone che hanno partecipato all’Emc forum di Milano, Regazzoni ha spiegato che rendere software un datacenter è il modo corretto per introdurre un elemento fondamentale rappresentato dall’automazione. “In questo modo possiamo avere una maggiore semplificazione, qualcosa di automatico che fa i task più ripetitivi al posto mio e quindi libera le persone, risorse e capitali”.
La nuova proposta di Emc passa quindi per l’automazione, ma per fare questo ci vuole un datacenter “che sia diventato software”. E’ il concetto del software defined datacenter. “Si tratta di prendere quella struttura complessa hardware e software e fare in modo che sia configurabile e gestibile come un software, velocemente adattabile alle richieste degli utenti”.
Un passaggio che Emc sta già facendo utilizzando al suo interno tecnologie che permettono, come ha spiegato Chad Sakac, vice president global system engineering di Emc, di ridurre la fragilità dell’infrastruttura, riducendo le operazioni complesse. Un passaggio che permette di migliorarne l’agilità aprendosi a nuove opzioni architetturali.
E’ questa la strada scelta da Emc che punta ad aiutare le aziende a massimizzare i benefici dall’adozione del cloud computinge dall’implementazione di iniziative Big Data.
Una strada che fino a oggi ha portato eccellenti risultati visto che la società in Italia vanta una quota di mercato del 29,4% con una crescita anno su anno del 29,8%. Senza contare il dato della customer satisfaction che arriva al 96,5%.
“Tre sono gli step fondamentali – ricordato Marco Fanizzi, amministratore delegato e direttore generale di Emc Italia -. Cloud computing per standardizzare, virtualizzare e automatizzare i datacenter aziendali, trusted per rendere sicure le informazioni delle imprese e big data per fornire le capacità necessarie per analizzare le informazioni e renderle in questo modo un vantaggio competitivo. E quindi accelerare, acquisire velocità”.
Il momento sembra propizio visto che, secondo uno studio di Emc su circa 450 decision maker italiani – i big data già oggi sono visti come una tecnologia in grado di migliorare il processo decisionale delle aziende. Il il 91% dei decision maker li ritiene e un fattore chiave e quasi il 40% degli intervistati dichiara che, grazie ai Big Data, la propria azienda è riuscita a ottenere significativi vantaggi competitivi sul mercato, rispetto ai concorrenti.